
Ti posso raccontare amico mio, del tempo che ho perso inseguendo sogni, o di quello conquistato realizzandoli.
Certo è che dalla mia ho avuto l’amore che mi ha accompagnata per lunghi chilometri ma non sempre è possibile lo so.
Guardo e mi siedo osservando all’indietro, ho amato, poco odiato, riso, cantato, pregato.
Sì anche quello ho fatto… pregare.
Preghiere ingenue di ricordi fanciulli ma di adulti dolori, aggrappata a un ricordo di fede che non sempre è quella consueta.
Credo in ciò che sento, nel rispetto dell’uomo, nell’anima, nella speranza, nella carità, nella mente e nelle capacità.
Questa fede è per me la più reale, credo in un Dio che non condanna ma accompagna, e forse ci tiene per mano anche se non crediamo, forse lui è parte di noi.
Dubito sempre, e dubitare fa bene, placa le troppe certezze e ci rende umani.
Seduta su questa panchina che fa parte del mondo, guardo la fede quella interiore, rifletto sulle mancanze, e sento che non serve sbandierare preghiere come medaglie.
Non so a chi andranno i ringraziamenti, titoli di coda e ultime lamentele sul finale di questa vita.
So con certezza che l’ho amata vissuta e forse mai capita.
Fioralba Focardi per la mostra Divergent
PH Andrea Luca Luongo Solitudiune