REQUIEM

Il grido di dolore
È un’eco sordo che rimbomba
Tuono di tempesta che ferisce
Annienta e demolisce ogni speranza.
Eppure…
L’acqua continua a scorrere
Portando a valle e poi al mare
La disperazione.
Siamo così ingrati verso questa nostra madre
L’abbiamo depredata umiliata annientata
Non c’è speranza che non sia fatta di guarigione
Ma lei è ferita amorte
Come un’uccello in volo preso a fucilate
Reclina il capo e muore.
Ci vorranno secoli perché risorga come fenice dalle ceneri
E forse noi saremo già spariti
Polvere sparsa sul suo suolo
Lasciando muri innalzati alla bellezza
Che lei nostra madre terra ha ispirato.
Siamo figli senza intelletto
Siamo indegni del suo amore
Poca cosa noi in cambio della sua forza
L’abbiamo uccisa senza pensarci troppo.
Eppure…
Continuo a sperare
Nel tramonto fuoco che ci regala il sole
E non dei roghi sterminati,
Dell’alba chiara dai colori tenui
Di voli d’ali e del profumo dell’erba
Bagnata dalla pioggia
Dai canti degli uccelli
E di mari senza più cadaveri di uomini e pesci.
Vorrei che questa poesia non fosse un requiem ma una promessa
come una sposa in bianco radiosa nel suo giorno
circondata dall’amore dai fiori e dall’allegria
voci suoni e canti e la speranza
che non sia finita qua…

Fioralba Focardi 05/01/2020

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