Giada-Lunedì- Tra due anime un destino

GIADA Lunedì

AUTORE © bruniewska

GIADA

Lunedì

La sveglia con quel dispettoso suono, distrae Giada dal sogno, tira via la coperta aspettando il caffè, ma da sé la macchinetta non si mette in funzione e pensa: “con il pensiero nooo, proprio non si accende!”

Si decide a lasciare il letto. 

Si stira come fa il suo gatto, borbottando: “svegliati…svegliaaati… svegliaaaaaatiii…” Lo dice mentalmente, lo avrebbe gridato in verità, ma suo figlio dorme povero cucciolo, ha finito di lavorare tardi ed è rientrato alle 5 del mattino, non vuole disturbare il suo riposo.

Scalza si avvia in cucina la macchinetta è lì sulla mensola che aspetta di fare il suo compito, preme il pulsante dell’accensione, prepara la polvere mentre aspetta che la spia verde s’illumini per poter dare il via al suo consueto rituale mattutino. Improvvisa un ballo senza musica, il gatto l’osserva con aria sorniona, lo prende in braccio e il micio inizia il suono delicato delle fusa, mette i croccantini nella ciotola, lo accarezza parlandogli con dolcezza.

Si concede quella mezz’ora di pausa fra l’irrealtà della notte e la realtà, che ogni mattina lascia ad aspettare fino all’attimo del caffè, e poi, la sua giornata può iniziare.

Sarà pesante pensa, specie la fila alla posta: “odio fare la coda, non ha senso e si perde del tempo,” è la sua costante lamentela tutte le volte che deve spedire degli acquerelli per una mostra, una delle sue attività artistiche che le permettono di dare libero sfogo alla sua fantasia.

Si prepara, come sempre attenta ai dettagli, ha deciso d’indossare un abitino allegro e leggero di un colore verde salvia con fiori cipria tendenti al fucsia, indossa anche la giacca camoscio color cognac, è maggio e fa già caldo ma è sempre meglio es-sere previdenti.

Giada ha cinquantacinque anni, è una donna attraente, ha nel suo sguardo la determinazione di chi ha superato molte difficoltà. La sua altezza le permette di indossare scarpe con tacchi o ballerine, dipende sempre dai giorni e da dove è diretta. Un’eleganza naturale, forse solo un po’ eccentrica. Ama stupirsi senza apparire volgare. Le scarpe come la borsa sono di una tonalità più chiara della giacca, il trucco leggero, un filo di rossetto, e il gel per tenere fermi quei capelli sempre in disordine e poi via verso le sue incombenze. 

Quando i loro sguardi si sono incrociati, Ivan è intento in mille pensieri, ha sbagliato autobus e si ritrova lontano dal centro; l’osserva quasi fosse invisibile, ma, fra i suoi pensieri si fa largo un sorriso.

Si avvicina a quella donna così particolare che si muove con gli occhi persi chissà dove mentre ascolta la musica e le chiede: «Scusi, scusi mi sa dire se ferma qui l’autobus per la stazione?»

Giada alza lo sguardo stupita stava ascoltando la sua musica preferita persa fra le sue fantasie letterarie, lo scocciatore proprio no, non è il caso! Inclina di lato la testa socchiude gli occhi e osserva l’uomo, suo malgrado le viene spontaneo un sorriso, no, decisamente non è uno scocciatore, al limite, è un bellissimo scocciatore pensa fra se e se togliendosi le cuffie: «Scusi non ho capito, diceva?»

E mentalmente continua a pensare ma quanto è bello bello bello,  il sorriso si è fatto più intenso e mentre lei da spiegazioni su che linea l’uomo deve prendere, arriva l’autobus e nella mente le viene un’idea, potrebbero fare la stessa strada, sta andando a  lavorare e deve scendere alla stazione dove è di-retto proprio l’uomo, le parole salgono alla bocca senza che lei le abbia organizzate, si fa audace e dice: «Se le va facciamo il viaggio insieme, devo andare anch’io nella sua direzione». 

Giada si dimentica delle cuffie e della musica.

L’uomo sorride e accetta di buon grado, fare quel breve viaggio con quella Donna è semplicemente una bella sorpresa, si trova a Firenze per lavoro e dovrà starci almeno tre mesi o forse più, questa nuova avventura iniziata con un imprevisto, almeno si è trasformata in una situazione di piacevole sorpresa, sì, proprio una bella sorpresa.

Osserva la donna che ha di fronte e avrebbe voglia di baciarla, ma ha paura di farla svanire. Ivan intavola un discorso sui monumenti; le parla coinvolgendola in un dialogo su zone di Firenze che conosce già, non vuole fermare quel momento di complicità, così le chiede di Piazzale Michelangelo, Piazza della Signoria altri luoghi come Fiesole, e quanto sia distante raggiungere Ponte Vecchio dalla Stazione di Santa Maria Novella, è solo una scusa, ma parlare con quella Donna, ascoltare la sua voce che ogni tanto tende a scivolare nel fiorentino gli piace. È abituato ad analizzare le persone, ma con lei non riesce, e osservarla mentre lei gli da indicazioni dettagliate è un modo di cercare di comprenderla. È decisamente intrigante, si sente irretito dai suoi occhi e da quel sorriso che mentre parla gli regala.

Giada inizia un dettagliato resoconto rispondendo alle sue domande, gli chiede di dove sia, ma lo sa già senza che l’uomo le dica “sono di Roma” ha quella parlata che lei ama tantissimo, a Roma ci capita spesso ed è un po’ come se fosse la sua seconda città. Quasi un ora di tragitto, e lui che le racconta del militare fatto a Firenze un po’ di anni prima; lo dice come se gli anni passati non contassero, o non fossero mai passati, quasi li volesse ignorare. Giada ha visto un’ombra nello sguardo e non chiede, il disagio dell’uomo lo percepisce e non vuole essere invadente. Cambia discorso e così racconta della sua amica Pompea e della metro B, Pompea è l’amica di Giada, e vive a Roma. Le innumerevoli volte che si sentono al tele-fono ha qualche nuova lamentela da raccontare su quella linea della metropolitana. La cosa divertente è che Giada quando è in quella città e deve prendere la metro B, per raggiungere casa dell’amica, non ha trovato tutte le difficoltà che Pompea racconta, così Giada si diverte a prenderla in giro dicendole “la metro B adora una certa fiorentina”. 

Oltretutto Pompea si perde spesso, come quella volta che venne a prenderla alla stazione Termini, toccò a Giada di andarle incontro, intimandole di fermarsi sotto la statua di Giovanni Paolo II. «Pompea odia la metro B!»  Asserisce finendo il racconto fra il serio e il faceto.

Ridono e lui le racconta la storia della metro B; quei due sembra si conoscano da sempre.

Lei osserva il viso di quello sconosciuto, e le piace, e non sa che a lui fa lo stesso effetto.

Le cade un block notes dalla borsa e sorridendo, dopo che l’uomo lo ha raccolto confessa che ogni tanto scrive poesie specie su Firenze.

Ivan sorride a quelle parole, ci avrebbe scommesso che quella ragazza è una romantica creatura, e tira fuori dal taschino una penna, una stilografica  che Giada riconosce come una Montegrappa  classica, e sorridendole dice:  «È sempre con me! È la mia fedele compagna».

Colpita e affondata, l’estraneo le piace sempre più.

Il tempo passa e arrivano al capolinea, devono scendere; si salutano senza nemmeno essersi presentati.

Lei scappa via sperando che l’uomo la segua, ma non accade; ci sperava, ma non accade.

Nel tragitto che la porta sul posto di lavoro ci pensa, si dice che è stata sciocca doveva fare lei la prima mossa.

Rimugina l’incontro per tutto il tempo in cui è impegnata al lavoro, è distratta, persa nei suoi pensieri, non si accorge nemmeno quando le rivolgono la parola.

Arrivano le sedici, scende negli spogliatoi si prepara con cura, suscitando la curiosità delle colleghe, di solito scappa via velocemente, ma quel pomeriggio si concede tutto il tempo per ravvivare il trucco. Uscita dal palazzo si guarda intorno, “chissà se ho fortuna e lo ritrovo per puro caso sulla mia strada!”

Ovviamente l’uomo non c’è, sospira un po’ delusa e le viene un’idea: si metterà alla ricerca dell’uomo misterioso, ma forse è più carino il Mio Scocciatore, in fondo è la prima sensazione che ha avuto alla fermata dell’autobus.

Se ne è innamorata all’istante e poco le importa se dovrà mettere a soqquadro l’intera città.                       

È caparbia, lo è sempre stata, anche da bambina, quando si metteva in testa un’idea non c’erano santi a tenerla.

Le torna alla mente quella volta che aveva deciso di fare l’archeologa nel giardino di casa: scavò tutta la notte per trovare solo un po’ d’acqua.

Ma tant’è, lei è Giada!

Così decide di riscoprire la sua città in cerca del Mio Scocciatore, si organizza le giornate, prima o poi lo ritroverà, lo sente glielo dice la testa oltre che il cuore.

Decide di partire dal Ponte Vecchio, poi Piazza della Signoria, Piazza della Repubblica, Piazza del Duomo, sabato mattina se il tempo lo permetterà salirà sul Campanile di Giotto al mattino, sulla Cupola Del Duomo nel pomeriggio. Domenica salirà a Fiesole, l’uomo ha accennato a Fiesole perciò ci andrà. La sera farà il resoconto delle ricerche, non si arrenderà facilmente, lo ritroverà!

“Ma se non so nemmeno come si chiama!”

Esclama guardandosi allo specchio prima di coricarsi, si addormenta abbracciata al cuscino e lo sogna.

Fioralba Focardi

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