Ivan- lunedì -Tra due anime un destino

Lunedì

È arrivato a Pisa con l’aereo, forse era meglio la macchina ma non aveva voglia di guidare, gli capita sovente di sentirsi in difficoltà quando deve fare viaggi lunghi.

Il viaggio lo ha fatto in compagnia di persone piacevoli, una coppia di Scandicci, gli hanno offerto un passaggio fino alla fermata della tramvia: “Guarda,” gli dicono, “ da qui è semplice arrivare alla stazione di Santa Maria Novella, è l’ultima fermata”.

Ma senza un motivo logico è sceso alla fermata della Federiga; decide di prendere un caffè in un bar lì vicino, poi s’incammina sopra pensiero, e senza un motivo logico prende una strada laterale, eppure le rotaie erano ben visibili: “Senza senso, tutto questo senza senso!” Si ripete queste parole, perché in verità non si spiega il motivo di quel suo vagare. Inutile tormentarsi per un banale contrattempo: “Non c’è un perché! Stop!”

Non è un tipo che si rammarica quando gli capitano imprevisti, prende le cose con molta filosofia, ma quella malsana idea, non la comprende, colpa del suo maledetto fato, avrebbe detto tre anni prima, ma ora è diverso, ora ha una solida ferrea autodisciplina, comprensiva di forza titanica direbbe qualcuno.

Vede in lontananza una fermata dell’autobus, ci sono tre figure ferme: “Mi sapranno dire in che zona sono e soprattutto come posso fare a tornare nella giusta direzione”.           

Le tre figure diventano sempre più nitide, una lo colpisce subito, sembra una ragazzina, ascolta la musica nelle cuffie e si muove a tempo di musica, le altre due sono una donna sudamericana, forse la badante della donna anziana che è vicino a lei.

“Forse è meglio che chieda alla ballerina, sperando che non sia matta!”

“Scusi passa da qui l’autobus che porta alla stazione?”

Il sorriso che le affiora spontaneo gli fa scordare che l’aveva considerata matta, l’ascolta parlare con dettagliate spiegazioni, e stupito sentirle dire: “Vado alla stazione, possiamo fare il tragitto insieme”.

“Ma quanto parla!”  È così piacevole ascoltarla, ha capito che è innamorata della vita, che ha amiche a Roma e che ci va spesso, e che ama Roma e la considera come la sua seconda città. Forse avrà un uomo che abita a Roma, oppure lo ha sposato, oppure…oppure…ma che m’importa?” Pensa, “mica la devo frequentare!”                    

Ma poi l’osserva mentre parla, le mani non hanno anelli che possano dare l’idea che sia impegnata sentimentalmente, le guarda la bocca e quel sorriso lo affascina, ha gli occhi che brillano, anzi hanno lo stesso sorriso che ha sulle labbra: quella donna gli piace!

Arrivato al capolinea della tramvia non fa a tempo a presentarsi e chiederle se può offrirle un caffè, la donna è scappata via come se avesse il diavolo alle calcagna. Lì per lì pensa di fermarsi all’Hotel che è in zona, o prendere un aperitivo in qualche locale, non ha che l’imbarazzo della scelta.

Ma cambia idea immediatamente, istintivamente la segue, non vuole perderla. Sbalordito le segue, è padrona della strada, con passo veloce s’insinua fra i turisti zigzagando in qua e là. Non la perde di vista, vuole vedere dove va, non ha fretta in ufficio lo aspettano il mattino seguente, perciò ha tutto il tempo di… sorride e gli viene in mente che si gusterà l’attesa del prossimo incontro, quella donna lo attrae, e ha intenzione di rivederla, ma soprattutto vuole sorprenderla.

Ivan ha capito che non è una donna dai gusti semplici, dall’aspetto potrebbe sembrare una creatura semplice se la si guarda superficialmente, ma tutto in lei ha qualcosa di particolare, il modo di parlare e soprattutto di sorridere: “!Quando ti guarda sembra che il sole illumini solo te”.

Ivan ha capito che non è una donna dai gusti semplici, dall’aspetto potrebbe sembrare una creatura semplice se la si guarda superficialmente, ma tutto in lei ha qualcosa di particolare, il modo di parlare e soprattutto di sorridere: “Quando ti guarda sembra che il sole illumini solo te”.

Vedrà come fare per avvicinarla di nuovo, non è un uomo che ama questo genere di cose, non ha interesse in conquiste facili, non ha voglia di avventure, la sua vita ha avuto già troppe batoste per perdersi in storie di poche ore o pochi giorni. Amava sua moglie, la sua famiglia, l’ha perduta e non la si può sostituire. Non ci saranno altre occasioni di felicità, se l’è sempre ripetuto, ma quella sconosciuta gli è entrata in testa come un ritornello; è come se fosse stata messa sulla sua strada del fato, che fino ad allora ha sempre considerato un nemico.

Così la segue, non credeva di dover mettere la quinta per starle dietro, per fortuna è un uomo che corre e si mantiene in forma andando anche in palestra, altrimenti non ce l’avrebbe fatta a seguirla. Sorride e si diverte pure, si stupisce di questo, ma ha già un’idea di come condurrà la situazione e si mette a ridere da solo.  Vuole vedere dove è diretta, se ha qualcuno o è sola, dove abita e dove lavora.

“Intanto la seguo, da qualche parte andrà!”

Mentre riflette su quel pensiero, la vede entrare nel portone di un palazzo storico, rallenta il passo: “Bene ora so dove era diretta!”

Fa passare un paio di minuti, forse meno, giusto il tempo d’inventarsi una scusa, poi: “Scusi, poco fa è entrata una signora con i capelli rossi, era al bar dove ho preso un caffè, le ho fatto cadere la tazzina con una spinta, non ho fatto a tempo a chiederle scusa  intento come ero in  una discussione telefonica, così le ho lasciato pagato un caffè, volevo dirglielo”.

Che balla si è inventato, puerilmente ingenua, ma è l’unica che gli è venuta in mente, non poteva dire al portiere: “Senta mi dica come si chiama la donna che è entrata poco fa, dove è diretta,  sa me ne sono innamorato!”

Il portiere lo guarda, il tipo sembra tranquillo, si fa descrivere la donna e poi dice con il suo tonante vocione: “Ah ma è Giada, lavora in mensa, ora di sicuro non potrà stare a sentirla esce alle sedici, così le potrà parlare”. Finisce la frase con un sorriso, Ivan ringrazia soddisfatto l’uomo,da l’idea di una brava persona simpatica e gentile.

Ivan lo ha inquadrato bene, e per come ha parlato di Giada, le deve volere bene.

Che colpo di fortuna, ora sa dove lavora e come si chiama!

Gli viene un’idea folle e dice al portiere: ” Mi chiamo Ivan De Fazi, lavoro poco distante da qui, non dica niente a Giada, vorrei farle una sorpresa, non pensi sia matto, ma ho passato un’ora a parlare con lei, e vorrei conoscerla meglio”.

“Caro Ivan, io sono Alfiero, e non dirò niente a Giada, ma mi raccomando, è una donna simpatica le voglio bene”.

“Grazie, voglio solo offrirle un caffè e conoscerla un po’ meglio”.

Si salutano e Ivan se ne va soddisfatto.

“Lascerò passare un po’ giorni, cercherò di capire i suoi movimenti e se c’è qualcuno nella sua vita, alla fine la farò cadere nelle mie braccia”.

Si salutano e Ivan se ne va soddisfatto.

“Lascerò passare un po’ giorni, cercherò di capire i suoi movimenti e se c’è qualcuno nella sua vita, alla fine la farò cadere nelle mie braccia”.

Ha voglia di sentire il sapore delle sue labbra, il profumo di quei capelli rossi così corti da farla sembrare un maschiaccio, sentire il calore del suo corpo.

“Che malia mi ha fatto? È una fata o una strega malefica? Ma poi sono sicuro che cadrà fra le tue braccia?”

È stupito da quello che gli passa in testa, anche se gli viene l’idea di abbandonare questa follia la scaccia allontanando lontano il pensiero.

La vuole conoscere, e basta!

L’hotel è un quattro stelle, lo ha scelto vicino al Duomo, i suoi bagagli sono già arrivati dal venerdì precedente, lo stanno aspettando, si presenta nella Hall prende visione della camera, poi una doccia un cambio veloce e torna di nuovo sui suoi passi.

“Credo che cercherò un appartamento”

Si presenta in ufficio, già il fatto che i posti di lavoro di entrambi  siano vicini è un’altra piacevole sorpresa, così avrà modo di poterla seguire facilmente, il portiere con cui ha parlato dandogli tanti piccoli dettagli, dettagli che gli serviranno per poter attuare la sua folle idea.

“Devo rivederla ma voglio sorprenderla, credo che sia l’unico modo per guardare ancora il suo sole splendere sul mio viso”.

“Buongiorno sono Ivan De Fazzi, vorrei vedere il mio ufficio grazie”.

Pronuncia quelle parole con tono autoritario, è entrato dalla porta con passo deciso, fermandosi davanti alla scrivania di quella che sarà la sua segretaria, generando costernazione nella donna che si alza in piedi di scatto e farfuglia in maniera seccata: “Buongiorno signor De Fazzi venga l’accompagno, l’aspettavamo solo domani mattina!”

Questa sorpresa l’ha resa agitata è il Direttore Generale e sapeva del suo arrivo, ma solo il martedì, e invece eccolo qua, la sua fama di uomo imprevedibile non era infondata. Sbuffa tra i denti, smorfia che a Ivan non passa inosservata, ignora la mano che la donna gli tende, non gli piace e sa che dovrà usare toni forti, in fondo è a Firenze per sistemare alcune faccende della società, non solo finanziarie, e lei è una di queste.

Ringrazia la segretaria e la licenzia con uno sguardo duro dicendole: “Se avrò bisogno la chiamo grazie”.

Si siede in poltrona, è comoda, la fa ruotare sorridendo, le mani unite che porta al viso pensando ancora a quella misteriosa Giada.

Si gode i pensieri, li lascia fluire piano piano e fa il programma del pomeriggio, sa che non potrà farlo a lungo termine, ha un lavoro da svolgere è pagato per farlo e farlo al meglio, ma Giada dovrà essere un suo prezioso momento.

Si rilassa e aspetta le sedici, lasciandosi andare a un sogno completamente folle.

Nella stanza a fianco la segretaria è in confusione, l’approccio è stato terrificante, il Dottor De Fazzi ha la fama di uomo severo e integerrimo, e vederselo davanti senza essere annunciato, l’ha messa in ansia. È un uomo che chiede sempre il massimo da sé stesso e dagli altri. Dove è andato per la società, ha fatto emergere le mancanze dei dirigenti e dei semplici impiegati, oltre ad aver rimesso in ordine le varie strutture e i vari conti. Chi è rimasto al suo posto, ha sempre una parola di rispetto per lui, è severo ma anche umano, ma Carla anche se non lo dice, ha una fottuta paura, sa che in passato ha fatto azioni non proprio oneste, lo ha fatto perché amava e ama l’uomo che tre mesi prima è stato preso con le mani nel sacco, sacco in cui aveva inserito le mani e i soldi  erano rimasti attaccati alle sue di mani e in quelle di altri impiegati senza averne diritto.

La donna parla con le altre impiegate che cercano di tranquillizzarla: “Vedrai Carla è solo il primo momento poi si calmerà, e comunque tu sei una colonna di questo ufficio, avrà bisogno di te, vedrai”. Carla è scettica, si è informata bene e sa che dovrà essere cauta e molto professionale.

Infatti, da lì a un’ora Ivan la chiama in ufficio, le da delle direttive e la informa che non avrà bisogno di lei dopo l’orario d’ufficio, tutto quello di cui avrà bisogno glielo farà sapere e dovrà essere fatto durante le ore di lavoro.

Ovviamente lui lavorerà nei tempi che crede opportuni, ma questi sono dettagli che alla donna non devono interessare.

“Dimenticavo,” le dice fermandosi sulla porta prima di uscire “domani mattina arriveranno anche i miei effetti personali, quando arrivano li farà portare in ufficio, grazie, ci vediamo domani mattina”.

Esce dall’ufficio accompagnato dagli sguardi degli impiegati, le donne pensano che sia anche un gran bell’uomo, gli uomini che è un duro.

Ha fame, e si ferma a prendere un panino, non vuole perdere l’occasione di rivedere Giada, si sente come un ragazzino che sta facendo una marachella.

Il Bar è vicino al palazzo dove lavora la donna, se mi metto fuori, forse la vedo uscire. Prende un tramezzino, un succo d’ananas e un caffè.

Ma ha la smania e preferisce aspettarla più vicino, non vuole essere troppo distante: “Se poi cambiasse strada?” Si chiede con inquietudine anche se sa di poter contare su Alfiero il portiere.

Sono le 15 e 30, si avvia verso il luogo dove lavora Giada, alle 16 e 15, la vede uscire, si è mimetizzato non vuole che lei lo veda, la donna si guarda intorno forse cerca qualcuno: “Chissà se spera di vedere me”. Pensa Ivan.

Poi si avvia verso la tramvia, seguita da Ivan che la segue fino a casa, ora i dettagli li ha tutti.

Accompagnata discretamente la donna, Ivan raggiunge l’Hotel.

Va a cena in un ristorante nei pressi del mercato di San Lorenzo. Mentre gusta la cena, mette giù un po’ di strategie lavorative, senza dimenticare Giada.

Rientra in Hotel passando dalla piazza di San Lorenzo dove sorge la Bellissima Basilica omonima, forse una delle più antiche della città, se non in assoluto la più antica.

Sale in camera, e una volta tra le lenzuola si addormenta con un sorriso e un pensiero: “Da domani, costruirò per Giada il nostro incontro”.

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