
Mercoledì
La sveglia lo strattona via dai suoi sogni, Giada è una piuma che solletica la fantasia, niente illumina come il suo sorriso. Spera di trovare velocemente un appartamento, vuole svegliarsi e trovare il caffè pronto, o almeno, non dover aspettare di scendere al bar.
Si prepara contento, l’idea di seguire anche per quel giorno la donna lo mette di buon umore. “Sembro un maniaco in cerca di preda!” Scherza tra sè mentre si asciuga il viso e si guarda allo specchio.
I suoi anni non sono poi tanti, ma se li sente tutti, solo da un po’ di giorni ha questa nuova sensazione. Il merito è di quella farfalla colorata che è Giada.
Parla al suo alter ego che lo guarda dallo specchio, gli chiede se è normale aver perso la testa per una donna vista solo per un’ora, e lo specchio gli rimanda il viso di un uomo sereno.
Dicono che guarire dal dolore è impossibile, sono ferite che non guariranno mai, ed è vero, però ora il corpo reagisce alla vita.
È pronto, scende in sala per la colazione, ma torna sui suoi passi: “Ho voglia di qualcosa di diverso oggi!”
E se ne va per la città: “Troverò un bar dove poter fare colazione leggere il giornale, mescolarmi alle persone che come me se ne vanno a lavorare”.
Arriva in ufficio in anticipo, deve mettere a punto dei dettagli prima di chiamare i sette dirigenti, buttare l’esca e poi tirare la lenza.
La smorfia sul viso la dice lunga, non gli piace mettere alle strette le persone, ma ci sono stati strani movimenti e uno o più di uno di loro, hanno truccato le carte, e lui sa trovare i bari. I sette convocati hanno già avuto la comunicazione, e s’immagina le domande che si faranno in quel preciso momento, e forse la paura che potrebbero avere.
Alle otto e trenta la segretaria entra e chiede istruzioni per la giornata. Ivan da le direttive, poi chiede di essere avvisato quando i convocati arriveranno.
Ha deciso che da prima li incontrerà tutti insieme per metterli al corrente delle sue perplessità, osserverà le reazioni, poi li convocherà separatamente uno per uno nei giorni successivi. In altre occasioni avrebbe sbrigato la faccenda in un paio di giorni: ma il pomeriggio vuole dedicarlo al suo privato.
Sorride e pensa: “Per quanto tempo non ho dedicato alla vita l’attenzione che merita”.
Ma questo ovviamente non lo dice alla segretaria, la donna non gli piace, la trova subdola e poco propensa a collaborare, e l’antipatia che lei prova nei suoi confronti, Ivan crede di saperne il motivo. Voci di corridoi la danno innamorata del suo ex capo, licenziato dall’azienda per aver occultato dei fondi, facendo un danno alla società che Ivan rappresenta.
Carla esce in fretta e furia, sa che prima o poi toccherà anche a lei e ha paura anche di restare un minuto in più al suo cospetto.
Per più di quattro ore, legge fogli, scrive appunti, parla e ascolta, inizia a farsi un’idea precisa della situazione che si è creata in azienda.
Alle Tredici esce.
L’appuntamento con l’agenzia è in piazza della Signoria, non sa ancora che quel giorno la piazza sarà la meta di Giada.
Spera di trovare subito l’appartamento dove trasferirsi. L’agente immobiliare è un uomo sui trent’anni, forse meno, è ossequioso, del resto lo sono tutti, sono addestrati come marionette; devono comprendere l’acquirente e portarlo all’acquisto di ciò che offrono, specie se il compratore è titubante.
Ma Ivan sa quello che vuole, e vuole una casa in affitto, forse un giorno ne comprerà una a Firenze, ma la sua città è Roma, non la lascerà mai. L’uomo che si chiama Giampiero ha due opzioni, un appartamento all’ultimo piano in zona Ponte Vecchio e un altro sul viale dei Colli.
La visita al primo appartamento lo lascia stupito, travi a vista impiantito in cotto, e un’ampia zona giorno con caminetto, e ampie vetrate che guardano il lungarno e un magnifico giardino sottostante, la visione lo lascia incantato, c’è anche una cucina ben attrezzata, con una lavanderia. Al piano superiore, ci sono due camere ognuna con un bagno personale e uno studio. Altre scale portano a un grande terrazzo panoramico, che come spiega Giampiero la struttura che circonda la terrazza prevede una guida superiore e inferiore che permette alle vetrate di scorrere singolarmente. Una tenda consente di filtrare la luce del sole quando necessario lasciando così la possibilità di spaziare sul panorama circostante con vista suggestiva della città. Non era quello che aveva chiesto, ma l’appartamento è bello non ha condominio; ai due piani sottostanti, spiega Giampiero, ci abitano i proprietari che sono quasi sempre assenti, sono Americani e vivono a New York, capitano a Firenze solo per brevi periodi. Il prezzo non è poi così esoso, fa un’ironica smorfia, in effetti è caro, molto caro, 5000 mila euro al mese non sono bazzecole, ma lui se lo può permettere, e di sicuro, il suo commercialista troverà il modo di fargli scaricare l’affitto; anche se Ivan non vuole farlo passare come spesa lavorativa.
È l’arredamento che lo convince poco e lo dice a Giancarlo, che ha cambiato espressione e umore quando ha capito di avere il contratto al 90% firmato, senza aver dovuto faticare troppo con parole e fantasiose spiegazioni. L’uomo sempre con un sorriso a trentadue due denti spiega che c’è una soffitta e se vorrà potrà apportare alcuni cambiamenti, in fondo nessuno può per quel prezzo costringerlo ad avere mobili che non siano gradevoli alla sua vista.
La visita alla casa è durata più di un’ora, Giancarlo vorrebbe portarlo anche all’altro appartamento, ma Ivan stoppa il tutto: “No voglio questa casa, mi piace e la prendo! Quando possiamo firmare il contratto? Ho già documenti pronti e tutte le garanzie del caso, non amo farmi trovare impreparato!”
L’immobiliarista non sta in sé dalla contentezza, fissano per il giorno dopo verso le tredici e trenta, il tempo per Ivan di raggiungere l’agenzia che si trova in Piazza della Libertà, tutto programmato in funzione di Giada e del suo pedinamento: e qui gli scappa un sorriso che non sfugge a Giancarlo.
L’uomo gli stringe la mano con una stretta poderosa, è contento per il contratto e poi gli è simpatico quel romano, gli da l’idea di uno innamorato e la casa sia per la sua donna.
Non ci è andato poi troppo lontano, non sa che ancora la donna di Ivan è solo una figura delicata ed eterea, che forse, diverrà una realtà concreta.
“Spero presto molto presto, di portarti a guardare Firenze da qua”. Sospira Ivan forse un po’ incerto.
Soddisfatto va a pranzo, ha tempo e vuole rilassarsi, mettere giù qualche idea di come rivoluzionare un po’ la casa, s’immagina di portare Giada in quella suggestiva cornice, magari sulla terrazza con una musica e farle ballare un valzer. ” Ma perché un valzer?” Si chiede, “ma dai è solo un sogno, e tu stai farneticando, ma io voglio un valzer anche se non so ballare il valzer, voglio il valzer, è il mio sogno!”
Alle sedici è postato in attesa della donna, eccola che esce e gli verrebbe la voglia di pararsi davanti e farle una sorpresa, chissà se si ricorda di me, oppure…non vuole pensare ancora a questa evenienza, ci starebbe troppo male, è un effetto speciale, come uno scoppio di fuochi d’artificio. È sempre così carina, ha un po’ di pancetta con quei jeans e la maglietta aderente, ogni tanto cerca di tirarla indentro, ma poi è così spontanea che le resta impossibile trattenersi e se ne dimentica.
Ivan l’osserva a distanza e gli resta difficile imporsi di non avvicinarla.
“Chissà dove andrà stasera, possibile che non abbia un uomo, un compagno che le faccia compagnia?”
Così eccolo catapultato di nuovo in Piazza della Signoria, è magnifica e c’è tanta storia, si rilassa e si gode i monumenti.
“Ma Giada”, si chiede: ” forse studia storia dell’arte nelle sue ore libere. Voglio conoscere tutto di lei!”
Così si ritrova a salire le scale di Palazzo Vecchio a guardare in su il salone dei Cinquecento, non lo aveva mai visto, non sapeva che fosse così bello e armonioso. Il soffitto a cassettoni lo affascina, si ricorda vagamente della storia delle due battaglie commissionate ai due grandi dell’epoca, Michelangelo e Leonardo, mai portati a termine. Il salone fu modificato per volere di Cosimo I che ne fece la residenza dei Medici. L’incarico fu dato al Vasari che per accentuare l’imponenza della sala, innalzò il soffitto di ben 7 metri (su suggerimento di Michelangelo) coprendo con una struttura a cassettoni magnificamente decorata con il sistema delle capriate. Le capriate furono costruite ingegnosamente, in una doppia serie a livelli diversi: alternativamente una capriata sorregge il peso del tetto e una trattiene, grazie ad ancoraggi, i cassettoni sottostanti.
S’immagina la Donna in abito da sera, ballare un valzer con lui “sto valzer”, sorride al suo romanticismo un po’ demodé.
” Ma se non so ballare!”
Rivede la scena della risata di Giada insieme ai due turisti, era troppo distante per comprendere il perché, ma vederla ridere è stato come aver visto il sole sorgere sul mare d’estate .
” Mazza che romantico sono!”
Le 18 arrivano e Giada, s’incammina verso casa, non prima di essersi fermata in un locale, non entra, l’aspetta fuori in trepidante attesa.
“L’ora del rientro”, come lo chiama lui, “anzi l’ora del coprifuoco andrebbe meglio.Ligia all’orologio la ragazza! Ancora pochi giorni, poi prenderò la decisione di fermarla, ma mi piace troppo seguirla, speriamo che non si accorga di me e non mi prenda per un molestatore.”
Parlare a sé stesso, ormai è diventata una consuetudine dovuta alla sua situazione di uomo solo.
Sono passati cinque anni e la solitudine non l’aveva mai sentita così pressante, anche se prima dell’accettazione ci sono voluti due anni di abbrutimento, Con un gesto della mano allontana quel pensiero, non vuole portare ombra sul suo sogno che si è palesato all’improvviso in un tiepido mattino di un maggio fiorentino.
Così continua a seguirla, fino a casa, e torna in ufficio, prepara i documenti per l’agenzia, chiama il suo commercialista, che ovviamente non approva la sua idea. Ma se ne farà una ragione, ora c’è Giada e vuole conoscerla, Firenze e la donna hanno la priorità, ovvero la donna e ovviamente di conseguenza Firenze. ” Dovessi inventare nuovi monumenti per portarla a me, lo farò!”
E scoppia a ridere, Marco il commercialista rimane stupito nel sentirlo ridere, specialmente perché non gli sembrava di aver detto nulla di spiritoso, “Ivan sei strano stasera!”
“Direi di sì, anzi dico sì, sono strano!” Risponde ancora con una risata che da allegria anche al commercialista, che a sua volta ride senza aver capito il perché. Si salutano e archiviata la casa, e Giada messa in un angolino della sua mente, organizza il lavoro del giorno dopo.
Alla fine, stanco esce e si avvia all’Hotel, alla receptionist comunica che nel giro di due giorni lascerà la stanza, sale in camera guarda nel frigo se c’è qualcosa da mangiare, ma è stanco e si addormenta senza spogliarsi.
Sogna di far l’amore con Giada, e nel sogno rievoca il profumo che indossava lunedì mattina.