Martedì
Un anno dopo
Maggio è tornato è passato un anno da quel lunedì, lei prende sempre il settantasette alla solita fermata, con le solite cuffie viola, e la sua musica preferita. Solo che ora è tutto diverso, non sorride più.
Sa che ha sbagliato tanto, sa che quella sua maledetta paura, non le ha fatto guardare oltre le sue incertezze, ha buttato via tutto ciò che di meraviglioso le era capitato e solo per quella maledetta fottuta paura!
L’uomo è lì dalle dieci e quaranta per paura di non incontrarla, sa che Giada va a quella fermata dell’autobus, quella dove si sono conosciuti, sa che va sempre a quella, ogni mattina alle undici e quindici minuti, lei è lì. Ha preso il treno, non se la sentiva di guidare, troppo preso da quello che vuole dirle, troppo pieno di quel dolore assurdo, che la troppa sicurezza sua, e la troppa paura di lei hanno causato a entrambi. Ma sa che niente può tenerlo lontano dalla sua donna, perché lei è la sua donna, e niente potrà cancellare questo dato di fatto. Ivan la guarda, e la commozione gli serra la gola, Giada non si è accorta ancora di lui, guarda per terra, ha smesso di seguire il tempo con la musica, i capelli sono un po’ più lunghi, forse è un po’ dimagrita. Sa tutto quello che fa, come vive, la sua tristezza, l’apatia che l’accompagna.
Jacopo è diventato il suo fidato relatore, gli racconta tutto, si sentono spesso, è preoccupato per la madre, che vede sempre più taciturna, così hanno parlato molto hanno confabulato come direbbe la donna se lo sapesse.
I due uomini, tutti e due hanno a cuore Giada.
Vorrebbe baciarla, accarezzarla ma…
“Scusi, scusi, mi potrebbe indicare l’autobus per la stazione?”
Giada alza lo sguardo, sbatte le ciglia, scosta il ciuffo dagli occhi, si toglie le cuffie e… “Ivan che fai qui?” Sussurra con un filo di voce.
Ma il mondo inizia a vorticare perché Ivan l’ha presa in braccio e la fa girare come una trottola. “Smettila Ivan, smettila oddio, Ivan mi gira la testa ti prego mettimi giù!”
“Ti metto giù solo se mi dici di sì!”
“Di sì a cosa?”
“Voglio vivere con te, con tutte le tue assurde fissazioni, non importa se vuoi lavorare, lavorerai, se ti trasferirai a Roma o farai la pendolare, ma se verrai ti aiuterò a trovare un lavoro, pagherai anche le spese di casa te lo prometto se questo ti farà sentire libera e indipendente, persino i calzini mi comprerai tu, l’importante è che tu sia nella mia traiettoria visiva, che io possa svegliarmi al mattino e sapere che tu sei parte di me, solo dimmi di sì. Ti prego dimmi di sì”.
“Lo hai promesso, ricordalo i calzini te li comprerò per sempre io!”
“Tutto quello che vuoi, basta che non stai più un secondo lontana da me!”
“Promesso, mai più lontana da Te”.
Fioralba Focardi