Cronaca XXXI Quarantunesimo giorno di quarantena

La faccenda è sfaccendabile, mi vesto e poi pulisco o pulisco e poi mi vesto? Questo è il pensiero che mi porta in cucina sulle ali pensierose del risveglio, che poi non ricordo che giorno è, tutti i giorni sono uguali.

Mentre sorseggio il caffè, penso che potremmo cambiare anche i giorni della settimana in questo periodo.

C’è una polemica in atto nel paese sulle chiese chiuse e la riapertura che dovrebbe far bene ai credenti.

Mi ricordo mia nonna, buon’anima, che andava sempre alla prima funzione perché la chiesa era quasi vuota, pochi fedeli ad ascoltare il prete, badate bene ascoltare, e non a far finta. Mia nonna quando le chiesi: “Perché non vieni con noi alla messa?” Rispose che non voleva apparire devota, bastava che solo Dio lo sapesse.

Ovviamente noi bambine andavamo a quella delle 10, perché con le monache era obbligatorio frequentare tutte insieme la funzione a quell’ora.

Rimasi perplessa, ma già a nove anni avevo domande a cui nessuno era capace, o non voleva dare risposte.

L’anno successivo a quelle parole, ho compreso bene il significato sulla mia pelle, e da allora ho imparato che credere è davvero un percorso personale.

Sorvoliamo questa diatriba interiore che è meglio, mi vesto mi trucco un po’, e mi dedico ai lavori domestici.

Quanta polvere, sembro la Littizzetto che usa un panno magico, ma puoi usare quel che ti pare, la polvere torna sempre a posarsi ovunque senza chiedere permesso.

Di sicuro tra un po’ mamma mi chiederà: “Cosa si mangia?” Non lo so cosa si mangerà ho la noia del cibo in questi giorni ossessivi di colazioni, noia, faccende, pranzo, letture, scritture, cena, musica e scrittura, e dormire: che elenco micidiale, vorrei una ricetta diversa, forse dal quattro maggio vedremo, chissà.

Stasera guardo un film, devo solo scegliere quale, dopo mi guardo la lista, patatine, una bibita, le cuffie e sto come fossi al cinema, devo solo scegliere, già!

Dopo guardo!

Dopo guardo!

Dopo scelgo!

Un’unghia si è scheggiata, porca zozza e ora? Forse sono troppo lunghe? Boh! Ho dimenticato l’h, torno indietro e correggo, diciamo che non è colpa mia, dipende che vado troppo veloce e salto letterine.

Ho la testa pesa, il raffreddore ahimè si è trasformato in sinusite, quando esco con la mascherina soffoco mi manca il respiro. Porca zozza anche per buttare la spazzatura mi devo bardare con mascherina e guanti.

Guanti, non si trovano più e li ho quasi finiti, mi comprerò quelli gialli felpati, così per essere all’ultima moda. Si fa quel che si può per rispettare le regole, qualcuno direbbe imposte, io penso per rispettare le norme di prevenzione.

Nessuno per strada, tutti in casa, oggi c’è un silenzio bellissimo.

Mi chiama un’amica per fare due chiacchiere e quattro risate, ci scambiamo vignette e commenti tutti i giorni, così oggi che non lavora ci scambiamo sensazioni e commenti a voce sulle questioni politiche.

Mi chiede della vicina salterina, abitiamo nel solito palazzo, e le chiacchierate al telefono le facciamo per non essere “fuori legge”. Lei abita all’ultimo piano perciò non ha di questi problemi e mi dice: “E se pagassi il mio di vicino, che le saltelli sul capo così capisce com’è avere un rinoceronte che balla la zumba? Ridiamo e ci salutiamo ma prima le chiedo: “Non vuoi ascoltare il soave rumore del boom…boom…boom?”

“Salto”, risponde alludendo, “lascio a te l’ascolto sonoro”.

Non ci son più le amiche di un tempo.

Fioralba Focardi

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