Sono le 8, ma non riesco a tirarmi giù dal letto. Ho passato la notte quasi in bianco, girando per la camera il salotto e la cucina, non riuscivo a respirare. Ero nel panico, poi è passata quella sensazione di apnea. Ormai finisco le medicine che mi ha dato il dottore, ma se non mi passa, mi riattacco al telefono e mi sente!
In altre circostanze sarei corsa al pronto soccorso, lo so, direte voi per un raffreddore? Io credo che non lo sia, ma piuttosto sia una sinusite molto persistente, ma non sono un dottore IO!
Chi conosce quella sensazione di scarsa concentrazione dovuta a un malessere strisciante, che da solo quel fastidioso stato catatonico, può capire come mi sento.
E poi tutti che si ergono a dottori, che mi dicono cosa devo prendere, come se le medicine fossero caramelle.
Io prendo solo ciò che mi da il medico, altrimenti evito di curarmi con prodotti chimici, sono allergica a molti prodotti e rischierei di farmi del male.
Mi danno fastidio i so tutto io, saliti in cattedra del sentito dire.
Uhm oggi sono veramente aggressiva, meglio alzarsi e prendere un bel caffè, di sicuro mi sveglierà e mi riconcilierà con il mondo.
Sono sola in casa, mamma è finalmente uscita per andare al cimitero, erano quasi tre mesi che non andava a trovare babbo, e per lei era un tormento.
Così ciondolo tranquillamente per casa, mentre Leo vuole fare colazione con me. “Fetente che sei, quando c’è mamma schifi il mio dolce, ma quando siamo io e te, te lo mangi di gusto”.
Che gatto strano, ora si è tolto dal tavolo, si accuccia sulla sedia accanto a me, miagola vuole le coccole: “Potrei fare colazione?” Ma non intende, continua a miagolare, quasi un lamento che fa tenerezza. Mannaggia a lui, così con una mano metto in bocca pezzetti di dolce, con l’altra accarezzo lo stronzetto, che inizia a ronfare felice.
Mamma è tornata con i fiori, e tanti aneddoti che gli ha raccontato la fioraia del cimitero, ci sarebbe da scrivere un trattato sulla desolazione che sono stati i mesi di marzo e aprile, con tanti morti da cremare, arrivati da altre regioni. Raccogliere i racconti, le desolanti situazioni vissute da tante persone, per farne un monito a perenne memoria, cosa sia essere vulnerabile, senza più sicurezza, lontano da dagli affetti e morire da soli.
Ho voglia di colori, e mi metto a dipingere, quando riapriranno i negozi per le belle arti, mi ci fiondo oltretutto i migliori sono in centro a Firenze, un modo per riappropriarmi della città.
Ho pennellini comprati al super mercato, fanno schifo, ma i miei sono inscatolati altrove, pazienza.
Di sicuro riprenderò la pittura a olio, la preferisco all’acrilico, ma tanto non sono una pittrice, solo un’amante della pittura.
“Oggi non viene nessuno a trovarci?” Mamma mi guarda e mi chiede: “Da quando sei ben disposta alle visite dei parenti?”
“Da quando non li vedo!”
Già, ora mi mancano tutti i parenti: “Hai sentito la zia, come sta?”
“Sta bene, fa fisioterapia, il prossimo sabato la rimandano a casa, ma si annoia, oltre al telefono non ha altro, nemmeno la TV”.
Immagino come sia la situazione in ospedale, senza visite, pochi pazienti, e lunghe giornate da far passare.
La mia giornata invece è passata, è già ora degli esercizi sul capo, sarà mica colpa della vicina la sinusite?
Boom…boom…boom…
Fioralba Focardi