Intervista a Sabina Perri -Medico Chirurgo- Scrittrice

L’intervista di oggi è a Sabina Perri Medico Chirurgo e scrittrice

Ciao Sabina, come stai? Non ti chiedo come vivi questi giorni perché lo sveleremo nelle prossime domande.

Ciao Fioralba, grazie per questa opportunità.

Parlaci di te.

Mi chiamo Sabina Perri , sono nata a Firenze.  Sono  un medico-chirurgo, odontoiatra, specializzata in medicina estetica ormai da parecchi anni. Lavoro nel dipartimento emergenza urgenza nel distretto di Sambuca Pistoiese. La mia professione occupa gran parte della  vita. Mio padre era un medico, quindi ho imparato bene la lezione fino da piccola. Per svolgere questo lavoro ci vuole un grande spirito di sacrificio e tanta passione, non è un lavoro come gli altri. Non si finisce mai di essere medici!

Tu sei medico chirurgo, e in questo periodo sei stata “in prima linea”, per salvare vite. Quando ti sei resa conto che la situazione era più grave di quello che veniva detto?

Mi sono accorta molto prima che la situazione era più grave di quello che si sentiva dire, osservando l’andamento dell’epidemia in Cina. Inoltre, vedendo, tramite i mezzi di informazione, lo scenario che aveva creato questa epidemia  e il modo in cui  veniva gestita la trasmissione virale, mi ero già fatta un’idea non troppo ottimista. Per questo motivo ero sorpresa ed arrabbiata perché,  ancora i primi di marzo,  non erano stati presi provvedimenti per la tutela della salute degli operatori sanitari  e dei cittadini. Ormai  viviamo in un mondo globalizzato , per cui quello che accade in nazioni  lontanissime dalla nostra, non può essere visto in maniera superficiale. Le distanze  si sono accorciate quindi è probabile che una epidemia di tale gravità  diventi ben presto una pandemia.

La tua vita è stata sconvolta ovviamente da questo susseguirsi di contagiati e di morti. È stato difficile rapportarsi con i pazienti?

Il rapportarsi con i pazienti non è stato difficile, sono abituata a prendermi cura di loro e durante le visite ho sempre  cercato di rassicurarli per facilitarne la guarigione.

Con i colleghi è stato importante sostenersi gli uni con gli altri?

Purtroppo, quello che ho avvertito  inizialmente è stato un sentimento di sconforto e di impotenza per avere dovuto lavorare in situazioni di estrema difficoltà per affrontare una malattia  sconosciuta ma certamente aggressiva. In seguito,  le barriere fisiche, dovute ai mezzi di protezione, rendono il lavoro più difficile e stressante.

Il ritorno a casa come lo hai vissuto?

Quando ritorno a casa sono a dir poco felice, mi sento sicura anche se inevitabilmente la mia attenzione è continuamente sintonizzata su l’andamento di questa epidemia.

Vi hanno definiti eroi, non voglio farti domande che porterebbero alla politica, che non si merita molta considerazione. La popolazione italiana però vi ha sostenuto anche con generosità. Queste dimostrazioni di affetto vi hanno dato un supporto emotivo importante?

Non mi reputo una eroina e non reputo nemmeno i miei colleghi tali. Siamo persone che mettono a disposizione il loro sapere  in questo campo per curare gli altri. Questo è il nostro dovere oltre che lavoro. Spesso rischiamo la nostra salute alcune volte la vita, ma è qualcosa che già  sapevamo quando abbiamo scelto di fare questa professione. Non è una novità lavorare  giorno e notte quando siamo di servizio, e non solo adesso che si sono accesi  inevitabilmente i riflettori sul nostro operato. L’affetto che ci ha circondati è stato di grandissima importanza dal punto di vista psicologico, infatti ci siamo sentiti meno soli e più motivati. Il continuo rapportarci per notizie o pareri  con colleghi anche di nazionalità differente, accomunati dallo stesso sentire, ha reso possibile creare un gruppo senza barriere e senza colore.  Spero che questo momento possa fare capire alle persone quante  responsabilità dobbiamo affrontare quotidianamente per svolgere al meglio la nostra professione.

Tu sei una poetessa molto sensibile, ti ha aiutata ha sopportare tanta sofferenza?

 La poesia mi aiuta sempre ed è in tutte le cose che ci circondano. E un sorriso di chi guarisce o un stretta di mano che purtroppo in questo momento ci viene negata. Mi ha aiutato a tirare fuori la tensione accumulata. Lo scrivere è una risorsa importante, a volte è una vera e propria terapia. La poesia cura l’anima.

Sei la promotrice di Parole di Pietra, vuoi parlarcene?

Il progetto Parole di pietra è nato nel 2017. Consiste in Stele poetiche scolpite su pietra serena con testi di scrittori, poeti ,musicisti ,filosofi e storici. Ho voluto lasciare un segno  sul  territorio della montagna pistoiese e modenese. Lo scopo era quello di valorizzare le frazioni  montane creando un percorso artistico dove chiunque  potesse soffermarsi a leggere ed a riflettere.  Così con l’aiuto  di  amici , alcuni dei quali scultori,  è iniziato questo lungo lavoro, che ha dato vita a quasi tre edizioni. Le sculture sono state murate in mostra permanente nelle frazioni del Comune di Sambuca Pistoiese e di Fiumalbo nel Modenese. Il progetto è stato patrocinato dal Comune di Sambuca e di Fiumalbo.

Quante sillogi hai pubblicato?

L’anno scorso è uscito il libro “Parole di Pietra, un ponte sull’Appennino Tosco-Emiliano” edito CTL Livorno, che raccoglie le foto delle sculture e le relative biografie degli autori. Il ricavato della vendita è stato devoluto interamente alla associazione di sostegno ematologia ed oncologia pediatrica di Modena(ASEOP)  per la Casa di Fausta( Casa per ospitare le famiglie dei pazienti oncologici ). Un opuscolo, a sé stante, illustra le sculture che riportano una frase di Papa Francesco. Opere del maestro Giorgio Fraino, Pablo Massaini  ed Antonio De Vita, che sono collocate rispettivamente sulla facciata della Chiesa di Taviano e all’interno della chiesa S. Bartolomeo a Fiumalbo. La prossima edizione che non ha ancora una data vede la partecipazione di autori internazionali inoltre delle parole di Sergio Mattarella e del Dalai Lama, che saranno messe in mostra permanente rispettivamente a Taviano a Sambuca Pistoiese e a Sambuca sempre nello stesso comune. Ho pubblicato sei libri: “Dall’obbiettivo attraversando l’anima” con il fotografo Angelo Celsi,  “La sosta nel viaggio”, “Siamo Colori”, “Fantasie”, editi CTL , “Aspettando”  edito: Scritti e letti, “Parole di Pietra Un ponte sull’Appennino Tosco- Emiliano”  edito CTL

Domanda forse che può sembrare fuori luogo, ma a volte la poesia nasce nelle situazioni più difficili. Hai preso la penna e fogli bianchi buttando giù pensieri?

In questi mesi di chiusura forzata per Covid 19  ho scritto due racconti: il primo, che sarà pubblicato a breve, è un giallo che si svolge nel comune di Sambuca Pistoiese  dal titolo:  Vergessen Il Capolavoro dimenticato edito Scritti e letti e curato da Sante Ballerini. Il secondo racconto  Dietro di te una traccia sarà pubblicato  dalla casa editrice Sette Ponti e curato da Enrico Taddei.

Quando tutto questo sarà finito, la pandemia ci avrà insegnato qualcosa?

Credo che dobbiamo trarre insegnamento da tutto quello che ci sta accadendo. Questa pandemia ci ha fermato e ci ha permesso di capire come sia possibile  perdere tutto all’improvviso. Dobbiamo riflettere sulla nostra fragilità, rispettare il  pianeta su cui viviamo, troppo spesso calpestato con la presunzione di essere i padroni assoluti, non ricordando che siamo solo ospiti e che la natura ci rende indietro, con gli interessi, il male che seminiamo. Quando passerà tutto questo, spero che ci ricorderemo di coltivare i veri valori: l’amore per i nostri cari e il rispetto per il prossimo. Niente ci è dovuto, ogni cosa va conquistata faticosamente giorno per giorno.

Fioralna focardi

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