Io e Parigi

Quando ho scritto il racconto “Un Viaggio” ho raccontato un viaggio di coppia intimo, dove l’amore si costruisce se non si ha paura di viaggiare in due.
Il viaggio che racconterò ora è un viaggio che ho fatto nel 2015, per la prima volta partivo in aereo andavo a Parigi, e lo facevo da sola.
Ho passato molti anni della mia vita in coppia, in una coppia in cui IO ero la parte debole della situazione, la vita spesso ci porta ad affrontare situazioni che non avresti dovuto affrontare se solo ti fossi fermata a ragionare.
Non voglio tediarvi con i miei complessi d’inferiorità, delle mie paure che non erano mie ma erano del compagno di vita, ma essendo una calamita emozionale diventavano mie.
A cinquantuno anni, tutto è cambiato, sono riuscita a riprendere in mano la mia vita e la paura di viaggiare da sola l’ho affrontata, come dieci anni prima avevo affrontato la paura claustrofobica dei tunnel bui in autostrada, che ho affrontato guidando e percorrendo appunto quei tratti di strada, imponendo alla mente concentrazione e soprattutto auto-convincendomi, che al di là di quel buio avrei trovato la mia pentola d’oro, una nuova consapevolezza.
Iniziai così a prendere i treni, da prima andando nei paesi vicini per poche ore, poi man mano andando nelle città, via via sempre più lontane.
E mi piaceva, quanto mi piaceva, era una sensazione incredibile.
Negli anni seguenti ho cambiato altre cose della mia vita, ho affrontato l’insicurezza di essere inadeguata nello scrivere, chissà perché?
Ho affrontato alcune prove che ho superato, e di conseguenza arrivò quel viaggio improvviso a Parigi.
Un autore a cui avevo fatto editing aveva vinto un premio internazionale, e la premiazione sarebbe avvenuta a Parigi.
Lui decise che dovevo andare io a ritirare il premio per vari motivi logistici non poteva mettersi in viaggio.
Ovviamente era tutto spesato, ma fui costretta a trovarmi l’aereo, l’albergo, e soprattutto la forza interiore di fare un’esperienza unica per me.
Passai serate cercando alberghi, scartando quelli troppo lussuosi, per ovvie ragioni, ma anche cercando di non capitare in zone poco raccomandabili.
Un colpo di fortuna volle che trovassi un **** stelle nella zona di Montmartre, vicino anche alla fermata del metrò. Due notti con colazione al prezzo di uno.
Per l’aereo andò ancora meglio, trovai partenza e arrivo a buon prezzo proprio da Firenze, non avrei dovuto alzarmi a ora improbabili, per raggiungere l’aeroporto di partenza.
Passai una settimana a fare e disfare le valige, sono una che quando viaggia si porta la casa ovunque vada. Mio figlio pesava ogni sera il bagaglio, perché non superassi il peso.
E finalmente arrivò quel venerdì 12 giugno 2015, l’aereo sarebbe partito alle 7 di mattina, alle nove minuto più, minuto meno sarei scesa a Orly.
L’aeroporto di Firenze è piccolo, quasi accogliente, mio figlio mi accompagnò dentro, lasciandomi poi con le dovute raccomandazioni, anche se non sembrava preoccupato, era emozionato quasi quanto me, ed era felice per me, lui sapeva che ce l’avrei fatta, io ancora no.
Espletati tutti i vari controlli, mi accinsi ad aspettare la chiamata per il volo.
Quando presi posto sull’aereo, mi accorsi che i due posti accanto a me erano vuoti, il che mi rilassò non poco, se mi fosse presa la paura sarebbe stato meglio essere da sola, perché non sapevo come avrei reagito. Anche se, devo ammetterlo ero sicura che volare mi sarebbe piaciuto molto.
Lo sapevo!|E così fu.
Durante il volo sulle Alpi, il comandante ci avvisò di allacciare le cinture di sicurezza perché avremmo incontrato una turbolenza.
Intorno a me il panico, io tranquillamente continuai a scattare foto dall’oblò.
Ad un certo punto una signora venne a sedersi accanto a me: “Posso stare vicino a lei?”
“Certamente i posti sono liberi”.
“Mi scusi, ma cosa ha preso? Intendo che tranquillante ha preso?”
Mi giro verso di lei, la guardo stupita, stavo osservando le nuvole mentre ci avvolgevano di spuma, e una poesia stava affluendo alla mente.
“Veramente non ho preso niente, mi piace volare e non ho paura”.
La signora mi spiegò che lei erano anni che viaggiava, e la paura era sempre la stessa.
Finalmente usciamo dal banco di nebbia e la signora torna al suo posto.
Scesa dall’aereo, l’impatto con Orly mi blocca non solo per le tante persone, ma per la grandezza: “Torno indietro”.
Con coraggio affronto il primo impatto e mi avvio all’uscita, trovo subito l’ufficio informazioni, dove un italiano con un forte accento romano, mi da tutte le spiegazioni del caso e ho pensato “Sono a casa allora!”
Esco dal terminal e ritrovo tutti gli altri passeggeri che erano sull’aereo con me, tutti allegri ridono e scherzano.
Mi avvicino alla macchinetta per prendere il biglietto che mi porterà a Parigi, l’Orlybus mi lascerà a Place Denfert-Rochereau, da li poi in metrò arriverò in Hotel.
Scesa dal bus, sfodero una sicurezza che in realtà non credevo di avere, entro dentro alla stazione della metro, vado alla biglietteria: “E ora?” Ho fatto un corso accelerato di poche parole per comunicare con i parigini, e mi ritrovo davanti a una signora gentilissima che vista la mia voglia di comunicare in francese che fino ai biglietti è stata facilitata anche dalla cartina e dal nome della via dove era situato l’hotel, chiama un suo collega, che comprende l’italiano ma non lo sa parlare, così tra zoppicanti dialoghi, riesco ad avere la situazione sotto controllo. A quel punto, intenerita dai miei compagni di viaggio che erano dietro di me e che non sapevano come fare, ho chiesto informazioni anche per loro.
Con stupore la mia prima ora a Parigi era passata senza nessun problema.
Continua…

Fioralba Focardi

5 Comments

  1. Che bello❤ io non sono mai stata veramente a Parigi…al massimo ci ho solo transitato. Ho viaggiato da sola in Italia e qua e là in Croazia, Malta, Amsterdam, e qua e là in Francia, ma mai Parigi. Non so, Parigi da sola mi incute timore…ed un po’ di tristezza, almeno nel mio immaginario

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