
Non era algherese Maria Chessa Lai (15/2/1922-07/02/2012). Era nata in Gallura a Monti, nel confine orientale tra Olbia e la catena montuosa del Limbara. Aveva seguito solidi studi al Liceo Classico di Tempio e nel 1944 aveva studiato Leggi nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari. Il rapporto con il catalano nasce 1945 in occasione del primo incarico come vincitrice di concorso alle scuole elementari della città di Alghero dove si trasferisce, e realizza una felice esperienza umana e professionale per oltre quarant’anni.
Ha composto versi fin dalla prima infanzia, ma l’idea di dare corpo alla memoria attraverso una produzione poetica personale è nata prima con il Premio Ozieri dove, nel 1983, si aggiudicò il primo premio nella sezione algherese con El temps de la mare (Il tempo della madre), e in seguito, nel 1984, con il Premio Rafael Sari, con il componimento El Dia de Dèu (Il giorno di Dio). Dall’inizio degli anni ottanta l’ambiente sociale intorno ai premi letterari, i poeti catalani e sardi con le loro varietà linguistiche diventano il suo habitat naturale. I premi hanno guidato il suo percorso poetico e le hanno consentito di diventare parte del progetto più ampio di rivalutazione delle lingue della tradizione sarda e della loro ripresa.
La prima raccolta delle sue composizioni in un volume si realizza negli anni Novanta, con un libretto di famiglia curato dai figli, dal titolo Paraules (Parole), Ed. Roth, 1994. Raccolta di raffinate liriche di ambiente, in cui si predilige un lessico legato al mondo di affetti algherese del primo dopo guerra. Ha collaborato con svariati racconti alla pubblicazione dei due volumi: Contes i rondalles (Racconti e fiabe), a cura di G. Sari, Ed. del Sol, 1997-1998; ha preso parte al volume Sulle orme dei versi (Camí de versos), a cura di C. Calisai, Panoramika, nel 2004. Il volume La mia mar (Il mio mare), edito nel 2005 nella collana “La Biblioteca di Babele” diretta da Nicola Tanda per le Edizioni EDES, raccoglie i primi premi ricevuti nel corso di vent’anni di attività poetiva. Nella silloge è inclusa la poesia Port Nimpheu (Porto Ninfeo), nostalgia per il mito classico, che riceve nel 2002 il primo premio della 44° edizione dell’Ozieri. L’ultimo importante riconoscimento lo riceve nel 2009, nella 50° edizione del medesimo premio con la poesia Altre cant (Altro canto), riflessione filosofica sullo scorrere ineluttabile del tempo.
Volva de neu
El teu nom frisa
Livia – volva de neu
com ressó de vent
a l’hivernada
amb l’hivern
me só apaciugada
quan la tarda
mori sense dolor.
La nit davalla improvisa
immensa ombra de l’home
se fa la Natura.
Justa estajó és l’hivern
dona la terra repòs a la sembrera
als llavors portats de l’ària
en el vent.
Al caient de la tarda
se gita el sol
a dins de l’horitzó
ixin las ombres
la boirina alça el seu vel
i com bruixeria de rondalla
silenciosa en la nit
cau la neu blanca,
posa recams de cristall
al carrer als arbres.
Alegres dansen en l’ària
volves nívies vestides de blanc.
Dolça petita volva curiosa
deixa la dansa
lleugera blanca
en la mia terra se posa preciosa.
Més ric se fa
el meu petit camp.
Fiocco di neve
Fiocco di neve/ Livia – vibra/ il tuo nome/ come suono di vento/ all’invernata./ Con l’inverno/ mi son pacificata/ quando la sera/muore senza dolore/ improvvisa scende la notte/ immensa ombra dell’uomo/ si fa la Natura./ Giusta stagione e l’inverno/ dona la terra riposo/ alla semente/ ai germi portati dall’aria/ nel vento./ Cade la sera/ si getta il sole/ dentro l’orizzonte/ escon le ombre/ la nebbiolina alza il suo velo/ e come/ incantesimo di fiaba/ silenziosa nella notte/ cade la neve bianca/ posa ricami di cristallo/ alla strada agli alberi./ Allegri danzan nell’aria/ candidi fiocchi vestiti di bianco./ Dolce piccino fiocco curioso/ lascia la danza/ nella mia terra lieve s’adagia./ Diventa più ricco/ il mio piccolo campo.

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https://www.luigiladu.it/poesias/Elenco_poeti/chessa_lai_maria.htm