
Nato a Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina, il 18 febbraio 1933 da genitori originari di San Fratello, dopo le scuole superiori, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano, ma si laurea, con una tesi in filosofia del diritto, all’Università di Messina, dopo aver assolto il servizio militare. Conclusi gli studi universitari, ritorna in Sicilia, dove si dedica all’insegnamento nelle scuole agrarie. Nel 1963 esordisce con il suo primo romanzo, La ferita dell’aprile, squarcio sulla vita di un paese siciliano movimentato dalle lotte politiche dei primi anni del dopoguerra.
I suoi riferimenti umani e letterari, in quella stagione, sono lo scrittore Leonardo Sciascia e il poeta Lucio Piccolo. Da Sciascia coglierà un certo atteggiamento da “scrittore impegnato”, riscontrabile più che altro nelle interviste o nelle conferenze pubbliche. Nel 1968, avendo vinto un concorso alla RAI, si trasferisce a Milano, dove ha vissuto e lavorato fino alla sua morte, svolgendo un’intensa attività giornalistica, con lunghi soggiorni nel paese d’origine. Nel 1975 segue come inviato a Trapani del quotidiano L’Ora (con cui collabora dal 1964) il processo al “mostro di Marsala”.
La vera rivelazione arriva nel 1976, con Il sorriso dell’ignoto marinaio, singolare ricostruzione di alcuni eventi svoltisi nel nord della Sicilia al passaggio dal regime borbonico a quello unitario e culminati nella sanguinosa rivolta contadina di Alcara Li Fusi nel maggio 1860. Un anno dopo, nel 1977, Consolo diviene consulente editoriale della Einaudi per la narrativa italiana, insieme, tra gli altri, a Italo Calvino e Natalia Ginzburg.
Tra le altre sue opere principali: Retablo (1987), Nottetempo, casa per casa (1992), L’olivo e l’olivastro (1994), Lo spasimo di Palermo (1998), Di qua dal faro (2001). Tra i racconti: Le pietre di Pantalica (1988), Per un po’ d’erba ai limiti del feudo (in Narratori di Sicilia a cura di L. Sciascia e S. Guglielmino, 1967), Un giorno come gli altri (in Racconti italiani del Novecento a cura di E. Siciliano, 1983), il racconto teatrale Lunaria (1985), Catarsi (1989).
Nel 2007 ha ricevuto la laurea honoris causa in Filologia moderna dall’Università di Palermo (nella stessa giornata, insieme a Luigi Meneghello). La sua ultima opera è Il corteo di Dioniso (2009). Insieme a vari premi ricevuti nel corso degli anni, ha vinto nel 1992, con Nottetempo, casa per casa, il prestigioso Premio Strega e nel 1994 il Premio Internazionale Unione Latina per l’insieme della sua opera. I suoi libri sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, olandese, polacco, catalano e arabo.
Muore il 21 gennaio 2012 a Milano all’età di 78 anni, dopo una lunga malattia.
fonti Vincenzo Consolo – Wikipedia

Il nome di Vincenzo Consolo è stato associato, ormai quasi definitivamente, a quelli di Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, con i quali ha condiviso un lungo sodalizio intellettuale. Consolo è convinto che “non si possano scrivere romanzi perché ingannano il lettore”, perciò le sue creazioni narrative sono protese al setacciamento dell’ovulo della parola, alle alchimistiche operazioni di orchestrazione lessemo–stilematiche e sintattico-ritmiche al fine di far sprigionare dalla solfeggiata andatura del periodo, il soffio segreto dell’elegia. Infatti la sua prosa riecheggia di sonorità liriche, ricca di figure retoriche, allitterazioni, assonanze, paronomasie che, nello scandire i momenti evocativi della memoria e i temi scottanti dell’attualità, particolarmente della storia siciliana, si innalza ai vertici della poesia, con una chiarezza razionale di stampo illuministico.
Poi
Poi,
quando sorge e sale nel cielo
pallido e regale il faro familiare,
lo schermo opalescente,
il sipario
consolante dell’infinito e dell’eterno,
torna incerta,
tremante la parola,
torna per dire
solo meraviglia …
Vincenzo Consolo
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