
Nato in Normandia nel 1896, la famiglia di André Breton si stanzia a Pantin nel 1909 quando il padre viene a lavorare come commercialista e in seguito diventa vice-direttore di una cristalleria. André Breton è stato educato secondo i principi della piccola borghesia cattolica dalla madre molto autoritaria. Lo voleva ingegnere o ufficiale di marina e il giovane André fu mandato al collège Chaptal di Parigi ottenendo ottimi risultati. Sviluppa la sua passione per la poesia, due poemi vengono pubblicati nella rivista Verso l’ideale della scuola. Studente in medicina dal 1913, Breton pubblica alcuni poemi nella rivista La Phalange. Conosce e adora Paul Valéry.
Durante la Grande Guerra si ritrova medico interno in medicina a Nantes. Scrive le sue prime lettere a Guillaume Apollinaire. A partire dal 1916 è mandato, dopo la sua richiesta, nei centri neuro-psichiatrici dove entra in contatto con le teorie di Freud, che lo appassionano, e pratica con i suoi pazienti il metodo dell’associazione libera. Cerca di convincere senza successo Valéry e Apollinaire sull’utilità della psicoanalisi nella ricerca poetica.
Frequenta Tzara e il dadaismo e nel 1919 crea una rivista di nome Letteratura. Il suo obiettivo è di rompere con la tradizione dell’Ottocento, in particolare con i simbolisti che hanno affascinato la sua adolescenza. Accanto a lui, giovani poeti costituiscono il nucleo di un gruppo che cambierà con il tempo secondo le volontà del maestro. Breton scrive il primo Manifesto del surrealismo e dirige due riviste La Rivoluzione surrealista dal 1924 al 1929, poi Il Surrealismo al servizio della rivoluzione dal 1930 al 1933. Iniziano a sorgere problemi all’interno del gruppo, soprattutto a causa dell’impegno politico. Breton, il “Papa” come lo chiamano, detta la legge, accetta ed esclude i membri del clan. Nel 1930 pubblica il Secondo Manifesto del surrealismo, che si rivela molto autoritario. Dopo questa pubblicazione, seguono numerose rotture all’interno del gruppo (si separa dagli scrittori Desnos e Soupeault).
Una moltitudine di poemi, saggi politici e riflessioni sull’arte sono pubblicate nel 1930. Breton lascia il Partito comunista e si avvicina a Trockij. Va negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra mondiale. Quando torna a Parigi nel 1946, una nuova corrente di idee, l’esistenzialismo elimina ormai quello che è stato il grande modello d’avanguardia.

Breton non rinuncia però ad un’attività frenetica: scrive Arcano 17, un racconto in cui l’evoluzione del surrealismo verso il culto d’Oriente, e persino l’occultismo, appare con evidenza. Denuncia i crimini di Stalin in URSS e prende posizione contro la guerra d’Algeria.
Personalità magnetica, ha tuttavia perso la brillante influenza che esercitava un tempo sui poeti e viene piuttosto circondato dai pittori. Marcel Duchamp pronuncerà così il suo elogio funebre: “Breton amava allo stesso modo di un cuore che batte. Era l’amante dell’amore in un mondo che crede nella prostituzione. Questo è il suo segno”.
Breton è sempre stato un grande organizzatore ed un pensatore militante a dispetto dell’originalità della sua prosa e dei suoi poemi:
scrive manifesti, volantini, dichiarazioni d’intenti con i suoi compagni e anche da solo;
prende parte attivamente agli spettacoli, alle esposizioni surrealiste, sempre pronto a indossare elogi o rimproveri;
manifesta uno spirito critico che si infuoca particolarmente a contatto di autori francesi o stranieri messi in margine e dai quali vede precursori del gruppo di cui è il padre spirituale. Cita questi autori nel primo Manifesto del 1924.
Una ventina di anni dopo riunisce nell’Antologia dello humour nero gli scrittori che hanno in comune l’umorismo sovversivo. Breton e i surrealisti hanno dominato la poesia, il cinema e la pittura durante la prima metà del Novecento ma il progetto di una rivoluzione radicale che avrebbe trasformato il mondo è svanito. Nel 1947 Jean-Paul Sartre, direttore molto influente dei Tempi Moderni, critica apertamente il gruppo.
Il movimento surrealista, nel suo insieme, ha probabilmente prodotto più poemi di opere in prosa. Breton critica con virulenza lo stile descrittivo e “di informazione” del romanzo realistico. Scrive tuttavia due racconti dal contenuto autobiografico, Nadja e l’Amour fou che contribuiscono al rinnovo del genere. Se Gide et Proust danno al romanzo una nuova struttura, Breton ne fa piuttosto un terreno di sperimentazione, una specie di banco di prova delle teorie del gruppo.
Una raccolta di versi del 1919 mostra che Breton si ispira al simbolismo, ad Apollinaire e a Jarry. Ma la scrittura automatica e l’attenzione a tutte le manifestazioni dell’inconscio porta un vento nuovo che supera ampiamente la riproduzione dei simboli della modernità come l’aveva praticata Apollinaire. La letteratura surrealista rompe definitivamente con le tecniche ed i temi del passato. E così Clair de terre si apre su cinque trascrizioni di sogni.
Nei versi della raccolta Le revolver à cheveux blancs lo stile cambia ancora: non domina più la scrittura automatica ed i sogni sono spariti. Le associazioni spontanee e la forza dell’inconscio restano ma si integrano in poemi più lirici, a lungo rifiniti. La tradizione non è più respinta ma recuperata in parte, per lo meno sotto il segno del cambiamento e della novità.

Sulla strada di San Romano
La poesia si fa in un letto come l’amore
Le sue lenzuola sfatte sono l’aurora delle cose
La poesia si fa nei boschi
Ha lo spazio che le occorre
Non questo ma quello che condizionano
L’occhio del nibbio
La rugiada sull’equiseto
Il ricordo di una bottiglia di Traminer appannata su un
[vassoio d’argento
Un’alta colonna di tormalina sul mare
E la strada dell’avventura mentale
Che sale a picco
Si ferma e subito s’ingarbuglia
Non è cosa da gridare dai tetti
È sconveniente lasciare la porta aperta
O chiamare dei testimoni
I banchi di pesci le siepi di cinciallegre
I binari all’entrata di una grande stazione
I riflessi delle due rive
I solchi del pane
Le bolle del ruscello
I giorni del calendario
L’iperico
L’atto d’amore e l’atto poetico
Sono incompatibili
Con la lettura del giornale ad alta voce
Il senso del raggio di sole
Il luccichio azzurro che lega i colpi d’ascia del taglialegna
Il filo dell’aquilone a forma di cuore o di nassa
Il battito ritmico della coda dei castori
La diligenza del lampo
Il lancio di confetti dall’alto di vecchie scalininate
La valanga
La camera degli incantesimi
No signori non si tratta dell’ottava Camera
Né dei vapori della camerata la domenica sera
Le figure di danza eseguite in trasparenza sopra gli stagni
La delimitazione di un corpo di donna contro il muro al
lancio dei coltelli
Le volute chiare del fumo
La curva della spugna delle Filippine
Le gemme del serpente corallo
Il varco dell’edera attraverso le rovine
Lei ha tutto il tempo davanti a sé
La stretta poetica come la stretta carnale
Finché dura
Impedisce le prospettive di miseria del mondo
È d’altronde l’epoca in cui la Rivoluzione surrealista si interroga su un grande tema artistico: l’amore. L’Unione libera (1931) è probabilmente la composizione più famosa di Breton. È una critica dell’istituzione del matrimonio ma è anche una definizione dell’amore vero, quello di due esseri che si sono scelti.
André Breton è il poeta e il teorico del surrealismo. La sua opera si confonde con la storia del movimento surrealista di cui è sia il fondatore, capostipite e il rappresentante più illustre. La contestazione dei valori della società borghese spinge Breton a chiamare una rivoluzione sociale e culturale, secondo lui inseparabili dalla poesia che lascia spazio all’inconscio appena scoperto da Sigmund Freud.
L’inconscio, la passione amorosa, l’azzardo degli incontri liberano la scrittura poetica e gli permettono di svelare la bellezza nascosta del mondo. Per Breton l’immagine poetica è più forte perché avvicina due realtà totalmente opposte. Concepita come un inno folgorante alla donna e all’immaginario, la poesia surrealista porta il lettore in un universo dominato dal sogno, l’azzardo e l’amore.
Breton elabora nei suoi racconti (I vasi comunicanti nel 1932 e l’Amour fou nel 1937) una teoria del meraviglioso che fa irruzione nel quotidiano. Per lo scrittore esistono delle forze occulte che intervengono nella vita dell’uomo e che lui non capisce. I suoi racconti parlano anche dell’attesa dell’amore e della sua rivelazione, l’unica verità per Breton è evadere totalmente dalle convenzioni sociali e morali e ricercare un punto d’incontro tra sogno e realtà.
Nella bella penombra
Nella bella penombra del 1934
L’aria era una splendida rosa color triglia
E la foresta quando mi preparavo ad entrarci
Cominciava con un albero dalle foglie fatte di cartine di sigarette
Perché ti attendevo
E perché se te ne vieni con me
Da qualsiasi parte
La tua bocca è volentieri il niello
Dal quale riparte continuamente la ruota azzurra diffusa e spezzata che sale
A impallidire nella rotaia
Tutti i prodigi s’affrettavano a venirmi incontro
Uno scoiattolo era venuto ad applicare il suo ventre bianco sul mio cuore
Non so come ci stava
Ma la terra era piena di riflessi piú profondi di quelli dell’acqua
Come se il metallo avesse finalmente scosso il suo guscio
E tu coricata sullo spaventoso mare di pietre dure
Roteavi
Nuda
In un gran sole di fuoco d’artificio
Ti vedevo far discendere lentamente dai radiolari
Le conchiglie stesse del riccio di mare c’ero
Chiedo scusa non c’ero già piú
Avevo alzato la testa perché lo scrigno vivente di velluto bianco m’aveva lasciato
Ed ero triste
Il cielo tra le foglie riluceva feroce e duro come una libellula
Stavo per chiudere gli occhi
Quando le due pareti del bosco che s’erano bruscamente divaricate si sono abbattute
Senza rumore
Come le due foglie centrali d’un mughetto immenso
D’un fiore capace di contenere tutta la notte
Ero dove mi vedi
Nel profumo suonato a tutto spiano
Prima che quelle foglie tornassero come ogni giorno alla vita cangiante
Ho avuto il tempo di posare le labbra
Sulle tue cosce di vetro

André Breton e il surrealismo: biografia e libri | Studenti.it qui l’articolo completo