
Paul Verlaine nasce a Metz nel 1844 ma passa la sua giovinezza a Parigi dove segue studi classici. Il suo gusto per le lettere si afferma velocemente. Verlaine legge i poeti contemporanei (Baudelaire, Gautier, Banville), frequenta gli ambienti parnassiani.
Entra nell’amministrazione del Comune del IX Municipio e continua a coltivare la passione della poesia. Nel 1866 pubblica a sue spese la sua prima raccolta Poemi saturnini ancora influenzati dal Parnassio.
Dopo la morte di suo padre e dalla cugina che adorava, Verlaine si rifugia nel alcol. Continua a scrivere, nel 1869 Le Feste galanti viene pubblicata. È una piccola raccolta nella quale si afferma l’estetica di Verlaine, raffinata ed evanescente. Ma il poeta ha ancora problemi con l’alcol e, in due occasioni in cui era ubriaco, tenta di ammazzare sua madre.
Nel 1870 si sposa con Mathilde Mauté e grazie al matrimonio vivrà un periodo di conforto e stabilità che si percepisce anche in La Buona canzone. Ma l’assedio di Parigi, il regime politico della Comune e in seguito l’incontro con Arthur Rimbaud rompono questo fragile equilibrio.
I due poeti iniziano una relazione tumultuosa, lasciano le loro famiglie e nell’indigenza, viaggiano insieme in Gran Bretagna e Belgio. La loro relazione finirà nel 1873, quando Verlaine, durante una crisi di gelosia e disperazione, spara a Rimbaud ferendolo lievemente alla mano. Verlaine è condannato a due anni di carcere, sua moglie ottiene la separazione e l’affidamento del piccolo George nato nel 1871.
Verlaine si ritrova in prigione dove vive una conversione spirituale e morale. La raccolta Saggezza del 1880 è la testimonianza di questa nuova direzione. Si converte al cristianesimo e ritrova la libertà sforzandosi di seguire una vita consona agli standard del tempo.
Insegna in Inghilterra e Francia ma dopo quattro anni torna ad essere vittima dell’alcol e degli attacchi di rabbia. Ancora una volta si accanisce contro sua madre e, dopo la morte di questa, si ritrova completamente solo ed inizia ad entrare e uscire dagli ospedali.
Ma questo è anche il tempo della consacrazione: i suoi pari ne riconoscono la grandezza e lo consacrano “principe dei poeti”. Verlaine è invitato a fare delle conferenze all’estero. Pubblica parallelamente Felicità e Canzone per lei nel 1891, I miei Ospedali, Le mie Prigioni, Le mie Confessioni. Queste raccolte lasciano trasparire un uomo diviso tra fede e sensualità, tra sogni di un asceta ed esistenza sregolata.

Malgrado questi anni produttivi, Paul Verlaine muore nell’indigenza e nella solitudine nel 1896.
Arte poetica
La musica prima di ogni altra cosa,
E perciò preferisci il verso impari
Più vago e più solubile nell’aria,
Senza nulla in esso che pesi o posi…
È anche necessario che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l’Incerto al Preciso si unisce.
Sono dei begli occhi dietro i veli,
è la forte luce tremolante del mezzogiorno,
è, in mezzo al cielo tiepido d’autunno,
l’azzurro brulichio di chiare stelle!
Perché noi vogliamo la Sfumatura ancora,
non il Colore ma soltanto sfumatura!
Oh! la sfumatura solamente accoppia
il sogno al sogno e il flauto al corno.
Fuggi lontano dall’Arguzia assassina,
dallo Spirito crudele e dal Riso impuro,
che fanno piangere gli occhi dell’Azzurro,
e tutto quest’aglio di bassa cucina.
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d’energia,
a moderare un poco la Rima.
Fin dove andrà, se non la sorvegli?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci ha forgiato questo gioiello da un soldo
che suona vuoto e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
che si sente che fugge da un’anima che va
verso altri cieli ad altri amori.
Che il tuo verso sia la buona avventura
Sparsa al vento increspato del mattino
Che porta odori di menta e di timo…
E tutto il resto è letteratura.
Viviamo in tempi infami
Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
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