Al centro della seconda stanza nella Grotta del Buontalenti incontriamo una scultura che raffigura una nuda coppia stretta in un abbraccio: un’unione che pare turbata poiché la donna oppone resistenza, come per volersi sottrarre. Chi sono gli agitati amanti? La loro identità va cercata nella mitologia greca. L’uomo è Teseo, il fondatore di Atene; un giorno vede Elena, lei ha dodici anni ed è già bellissima. Così l’eroe la rapisce e la rinchiude nella rocca di Afidna, affidata alla madre di lui, Etra, e lì la lascia perché Teseo è uno che si annoia presto e già non vede l’ora di rituffarsi in altre avventure. Ma i fratelli di Elena, Castore e Polluce, la ritrovano: conquistano la rocca, la liberano e la portano via. La scultura raffigura il momento in cui Elena, seduta su un tronco, si difende dalla sfrontatezza di Teseo e lo respinge con la mano sinistra, mentre con la destra si strappa i capelli come segno dell’offesa che è costretta a subire. Le dita di Teseo, invece, poggiate sul morbido corpo della donna, affondano nella carne, in contrasto con le falangi irrigidite delle mani di Elena. “Helena è bellissima nel volto, nel petto, nelle braccia; et pare non so in che modo, che sia il marmo carne diventato, così ogni parte del corpo è morbida in vista, et oltra ogni stima graziosamente dilicata.”I due personaggi sprigionano un intreccio tra desiderio e rifiuto, tra sensualità e trasgressione e si adattano perfettamente alla segretezza dell’ambiente della grotta, l’”antico ricetto del ninfeo vasariano”.L’opera fu scolpita da Vincenzo de’ Rossi nel 1558 per Cosimo I de’ Medici e in origine era collocata su un “pilo antico” con l’aggiunta di un sistema per servire a uso di fontana.
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Vincenzo de’ Rossi, Teseo ed Elena, marmo bianco, 1558, Grotta del Buontalenti, Giardino di Boboli