“Lassù tutto era meraviglioso… l’ondata del decollo, la voce prepotente dei motori, la sorpresa della sospensione a cento, cinquecento, mille metri sul mare…quando mi trovai a terra era come se m’avessero derubato”.
Scriveva così Tullio Crali a proposito del volo. L’ultimo tra i Futuristi, ma forse il più ostinatamente autentico, aveva conosciuto l’ebrezza del viaggio tra cielo e terra nel 1928, appena diciottenne, e da allora non aveva più rinunciato ad altre elettrizzanti imprese.
La passione era maturata molto tempo prima, quando, ancora bambino, aveva avuto a Zara il suo primo e decisivo incontro con un aeroplano: un idrovolante che stazionava proprio di fronte la sua casa. Così Crali aveva trasformato questa intensa suggestione in arte, una pittura costantemente imbevuta degli elementi del cielo.
Se ancora oggi, mentre la pandemia costringe a rimanere a terra, la sua aeropittura affascina ed emoziona, con le mutevoli prospettive del volo e la necessità di sintetizzare e trasfigurare il tutto, è proprio per il punto di vista del pilota trasferito sulla tela e per quel senso di libertà trasmesso da eliche, nubi e ali meccaniche entrate prontamente nei suoi quadri.
Cielo e terra sono forse le parole che meglio raccolgono gli sconfinati orizzonti percorsi dalla ricerca inesausta di Crali. E proprio questa ricerca sarà protagonista della mostra Tullio Crali. Tra cielo e terra, attesa ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata dal 7 maggio al 30 agosto.
Macerata ricorda Tullio Crali, il futurista tra terra e nuvole – Macerata – Arte.it