
Laura Pugno è nata a Roma nel 1970.
È autrice di romanzi, poesia, saggi e testi teatrali.
Di recente ha pubblicato i romanzi La metà di bosco, La ragazza selvaggia e Sirene (Marsilio), la raccolta poetica I legni (Pordenelegge/Lietocolle), il saggio In territorio selvaggio. Corpo, romanzo, comunità (Nottetempo) e, con Giulio Mozzi, l’Oracolo manuale per poete e poeti (Sonzogno).
Ha vinto il Premio Campiello Selezione Letterati, il Frignano per la Narrativa, il Premio Dedalus, il Libro del Mare e il Premio Scrivere Cinema per la sceneggiatura.
È presente in varie antologie di prosa e poesia, ed è tra i curatori della collana di poesia I domani di Aragno.
Ha insegnato Traduzione all’Università La Sapienza e ha tradotto una dozzina di testi di poesia, romanzi e saggi dall’inglese, francese e spagnolo.
Collabora con L’Espresso, Le parole e le cose e le Guide di Repubblica. Ha collaborato con le redazioni cultura di Repubblica Roma e del Manifesto, con Radio Rai 3 per il programma “Il sogno di mezzanotte” e con Rai Educational per il progetto RaiLibro.
Insieme ad Annamaria Granatello ha creato il Premio Solinas Italia-Spagna.
Dal 2015 al 2020 ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.
alba
i corpi fanno luce,
sono piante
o insetti, sono
alba – vedi
che appare il giorno
portato da ogni corpo
con sé,
(se chiudi gli occhi
è ancora notte),
è l’alba,
spegni la luce
in cucina, in camera
da letto, fai tornare
(fai torcia)
ogni cosa nel buio
solo l’oro del corpo che illumina
l’acqua del lago,
il buio che tieni tra le dita, l’alba
solo se guardata,
se percepisci, percepisci il sole –
l’alba si muove sul tuo corpo,
attraversa vetro
o niente, le finestre aperte
sull’estate: il sole può toccare,
scioglie la mente dietro gli occhi
la luce batte sugli occhi e sulla mente,
tu devi andare ora,
dov’è il mondo?
farsi, là fuori, luce –
alba, e lo scialbare,
bianco, biacca
sulle tue parole,
sul corpo che
non dimentica,
apre la porta entra la luce:
è sole o stella
bianco
duro, rappreso
– è come
carne, ha la consistenza della carne –
ha preso il cielo,
poi il resto e si estende alle cose:
respirare
latte, raggrumare
tutto in un punto, prima
che l’occhio si riapra:
blu quasi nero, metà del mare invisibile
stelle di plastica
viva, in alto nella stanza,
e alzi lo sguardo
(presto sarà l’alba), non puoi dire,
quella luce
raccolta nel giorno
– la stessa
luce corvina del corpo che ti è accanto –
respiri, diffondi il fiato
nei due corpi, una
due volte,
tre:
romperai da sotto l’onda,
corpo chiaro
nel verde-buio, come prima luce,
quella che avvieni, che libera
e scioglie
da corda-ombra, allenta il fiato: così
vedrai allora la casa, da dentro
di nuovo visibile, bosco, foresta
da Noi (Amos Edizioni 2020)