13 maggio nasce Ida Vallerugo

Ida Vallerugo è nata nel 1941 a Meduno (PN), dove ha svolto la professione di insegnante, dopo essersi diplomata ad Udine. Scrive in lingua e ha cominciato a scrivere anche  in dialetto friulano, in seguito alla morte della nonna materna, avvenuta nella baracca per terremotati, dove l’Autrice viveva a causa del  sisma del 1978.  Ha pubblicato “La porta dipinta” nel 1968, per la Pan Ed. di Milano; “Interrogatorio” nel 1978, apparsa su “Quaderni del Collettivo R.” di Firenze. Ha vinto nel 1972 il Premio “David”, nel 1973 il “Venezia Mestre”.Le sue poesie in dialetto hanno avuto numerosi riconoscimenti: “L’aurec” ha vinto nell’82 il Premio “Giacomo Noventa”; “Mistral” ha vinto il “Salvo Basso” nel 2011 ed è stato trai finalisti del “Viareggio” dello stesso anno.Sue poesie sono state inserite da Franco Loi nell’Antologia “Nuovi Poeti Italiani 5” per la Einaudi, nel 2004. La raccolta di Ida Vallerugo, Stanza di confine, Crocetti Ed., 2013 si suddivide in quattro sezioni: “Terra di dentro”, ispirata dalla sua terra, còlta in lunghi anni e interiorizzata; il poemetto in nove sequenze “Viaggio col padre” del 2001; “Stanza di confine”, profondamente segnata dalla morte del padre e dall’attentato alle Torri Gemelle; “Grecia” diario di viaggio reale e immaginario in questo luogo storico e metaforico.La Poesia della Vallerugo è complessa, non ermetica: raccoglie le sue e le memorie di tanti, in un verseggiare estremamente libero e netto, tuttavia musicale. L’occhio attento, coglie ogni cosa; il cuore sa sanguinare, ma anche consolarsi e consolare.

Stanza di confine di Ida Vallerugo – Poeti del Parco

La Poesia

Dormi, mi dico. Lei la senti bussare
anche nel sonno. Esce da te, poi si finge alla porta.

Dopo anni di assenza torna all’improvviso,
chiede dove ha lasciato la sciarpa
e di seguirla senza troppe domande.

Questo non è vivere. Ma senza di lei non c’è vita.
E vuole essere attesa.

“Come dio?” mi chiede il venditore arabo
dal quadro, oggi non ha fatto affari, ha spento la lampada
all’ingresso della tenda. Gli animali dormono.
Si accinge a scrutare le stelle lui, e a prostrarsi.

“Come dio?” insiste dal suo silenzio grande.

Lei vive e muore in questa scorza.

La notizia

Correvo in sogno.
Portavo alla città in attesa la notizia della battaglia.
Io correvo nel petto di tutti.

Improvvisa la caduta. Lo smarrimento.
“Basta un respiro” mi dice l’ombra radiosa
china su di me, familiare. “Va’ ora”

Non ricordo se abbiamo vinto o perso.

“E’ questa la notizia da portare”.

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