
Michel Deguy poeta e teorico francese della poesia (Parigi 23 maggio 1930). Docente universitario di letteratura francese, autore di saggi su Saffo, Hölderlin, Baudelaire (Actes, 1966), riscopritore di un Du Bellay riabilitato (Tombeau de Du Bellay, 1973), fondatore della rivista Poesie, rielabora poemi famosi aggiornandone, tramite una speciale “imitazione”, temporalità, lessico e tematiche, giungendo in Jumelages (1979) a una prosa poetica di ampio respiro. Tra le opere più significative: Les meurtrières (1959), Fragments de cadastre (1960) e La poésie n’est pas seule (1988). Nel 1989 ha ricevuto il Gran Premio nazionale di poesia, a riconoscimento della maturità artistica raggiunta. L’apice della sua produzione è rappresentato da Gisants (1985). Una sintesi della sua opera è stata pubblicata nel 1993, con Aux heures d’affluence; del 1995 è À ce qui n’en finit pas thrène.
da Sentito dire (1965)
Morta così rassomigliante a cui possiamo dire tutto
Tu morta amata uccisa taciuta partita laggiù così vicino
Ha ripreso le sue parole seppellita in se stessa
E noi con gesti di fiori per chiamare
Cercando il gesto che diede il dato dei saggi
(E ne fu fatto dono)
La danza senza modello che ha fine in questo modello
Dove il pittore naturalizza la nudità
da Sentito dire (1965)
I giorni non sono contati
Bisogna saper formare un convoglio di deportati che cantano
Alberi ai fianchi di preghiere
Ofelia nella fluttuazione del tempo
Assonanze che conducono un senso verso il letto del poema
Come chiameremo quello che dà il tono?
La poesia come l’amore rischia tutto nei segni