
È Pasqua, auguri, auguri, auguri, auguri per cosa?
Non ho voglia di alzarmi, mi crogiolo nel letto, sonnecchio e i messaggi continuano.
Ok, Ok mi alzo, mi concedo una bella colazione, con il dolce che ho preparato, la testa è pesa, starnutisco: “Mi sa che ci siamo, eccolo lì stava in agguato il raffreddore”.
Ciondolo in pigiama oggi proprio non so che fare: “Via su vestiti, truccati come se dovessi uscire”.
Guardo che mettere, butto all’aria il guardaroba, poi decido per un abitino bordò con maniche tre quarti, forse sono leggera, ma che importa se mi fa freddo mi metterò un maglione.
Mi affaccio alla terrazza, il vecchietto sta sistemando come ogni giorno le sue piante, tra un moccolo e maledizioni a questa vita.
Chissà perché è così arrabbiato con il mondo intero, mi fa tenerezza perché sarebbe anche gentile, come persona, saluta sempre ed è disponibile anche ad aiutare le persone.
Tra qualche minuto, sbriciolerà un pezzo di pane, metterà la ciotola con l’acqua, e con un bastoncino di legno batterà su di un coperchio per richiamare gli uccellini. Come tutte le mattine i primi saranno i merli, poi i passerotti e infine i piccioni. È una gerarchia stabilita dal più forte: i merli; i merli sono tremendi, guai a entrare nel loro cerchio prima di aver scelto i bocconi di pane, e di essersi sfamati, i piccioni ne buscano da loro e dai passerotti, incredibile ma vero, i più piccoli sono i più prepotenti. Questa cosa l’avevo già osservata tempo fa, seduta su di una panchina in piazza Santa Maria Novella mentre mangiavo un gelato, mi caddero dei pezzettini di cono e subito due piccioni si fiondarono sulle briciole, quando arrivarono i passerotti che li scacciarono in malo modo, non ci fu verso di far mangiare quelle creature. Ero dispiaciuta, perché a me stanno simpatici i piccioni, mi ricordano la mia infanzia e mio nonno Toselli che mi portava in piazza a buttare i chicchi di mais comprati dal venditore, prima c’erano di questi signori, era normale dar da mangiare agli uccelli nelle piazze di Firenze. Ora non è più permesso anzi tempo fa girava voce che il comune avesse inserito nell’ ambiente fiorentino le cornacchie per eliminare i piccioni, credo che fosse una bufala, di sicuro però di piccioni ce n’è pochi in compenso ci sono tantissimi Storni, in estate specialmente al tramonto creano coreografie incredibili, rendendo il cielo nero con il loro volteggiare.
Eccoli tutti intorno a quelle briciole di pane, mentre il vecchietto continua il suo rosario di moccoli.
Che bel cielo che c’è, quanto mi manca camminare.
Meglio non pensarci, certo che se oggi fosse stato diverso a quest’ora sarei con Jacopo, e poi via verso lidi ameni con Claudia.
Di sicuro avremmo fatto una gita verso Livorno alla terrazza Mascagni a osservare il tramonto, ci andiamo spesso se non siamo a zonzo per il mondo.
Seduta per terra gioco con Leo, ovviamente quando ha voglia e sembra che stamattina sia in vena di fare il matto.
Amo tutti gli animali, ma i gatti, i gatti sono la mia passione. Li amo perché sono indipendenti come me, e come me non amano essere troppo imbrigliati, sornioni osservano il mondo con quello sguardo superbo.
Passa il tempo, lento lento, un po’ come le nuvole bianche che in lontananza formano figure spumeggianti come panna montata.
Le campane suonano allegramente, sembra un giorno normale ma non lo è.
Ho pisolato più per noia, non riesco più a fantasticare a occhi aperti come un mese fa, mica mi verrà la depressione?
Posso stare ore da sola a sognare, forse è per questo che amo scrivere. Un tempo quando ero nel momento no della mia vita, scrivevo nella mente, m’inventavo storie, le costruivo in un giorno e poi le lasciavo andare, che peccato se le avessi fermate su carta oggi, forse, avrei già scritto almeno trenta libri.
Libri, e mi torna il sorriso, presto uscirà il mio libro di poesie, sarà il quarto, non m’importa di essere conosciuta ma trasmettere emozioni quello sì.
Che silenzio!
Oggi nessuno che passa per strada, rarissime macchine, e tanto, tanto silenzio.
Chissà se la mia vicina zampetterà anche oggi sulla mia testa, speriamo che almeno per Pasqua si riposi.
Fioralba Focardi