24 marzo nasce Lawrence Monsanto Ferlinghetti

Lawrence Monsanto Ferlinghetti (Yonkers, 24 marzo 1919 – San Francisco, 22 febbraio 2021) è stato un poeta, editore e libraio statunitense.

La madre, Lyons Albertine Mendes-Monsanto, era di origini francesi, ebree sefardite e portoghesi. Il padre, Carlo Ferlinghetti, era nato a Brescia nel 1872, ed era emigrato negli Stati Uniti d’America nel 1894, venendo naturalizzato nel 1896: morì sei mesi prima della nascita di Lawrence[4]. Poco dopo la madre fu ricoverata in manicomio. Lawrence venne affidato alla zia Emily, con la quale visse i suoi primi cinque anni a Strasburgo, acquisendo quindi il francese come lingua madre. Quando la zia fu assunta come governante a New York, i suoi datori di retribuzione, la famiglia Bislands, adottarono Lawrence consentendogli di studiare giornalismo.

Ferlinghetti studiò alla Mount Hermon School e all’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, quindi si arruolò nella marina militare statunitense durante la seconda guerra mondiale. Fu al momento dell’arruolamento, quando fu necessario esibire il certificato di nascita, che scoprì che il padre aveva cambiato l’originale cognome italiano in Ferling; avrebbe usato l’originale cognome Ferlinghetti a partire dalla pubblicazione della sua prima raccolta di poesia, Pictures of the Gone World, nel 1955.

Dopo la guerra ottenne un diploma postlaurea alla Columbia University e un dottorato alla Sorbona.
Quando studiava a Parigi, incontrò Kenneth Rexroth, che in seguito lo persuase a recarsi a San Francisco per sperimentare la nascente scena letteraria della città.
Dopo aver sposato Selden Kirby-Smith nel 1951 nella contea di Duval in Florida, fra il 1951 e il 1953 insegnò francese, fu critico letterario, dipinse e infine, nel 1953, si stabilì a San Francisco , dove fondò la libreria e casa editrice City Lights.

Finì in prigione per aver pubblicato Urlo, di Ginsberg, del 1956, con l’acccusa d’oscenità.

Ferlinghetti, con la propria casa editrice, pubblicò i primi lavori letterari della Beat Generation, tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg.

Nel 2006 fu inserito, con una piccola parte, nel film di Finn Taylor The Darwin Awards, dove interpretò sé stesso.

60 anni di pittura è il nome della mostra di dipinti di Lawrence Ferlinghetti che si tenne prima a Roma (febbraio-aprile) e successivamente a Reggio Calabria (maggio-luglio) nel 2010, a testimoniare il suo percorso creativo, che riflette sui temi sociali e politici del ventesimo secolo, e soprattutto il ruolo dell’artista nel mondo attuale.

Nel 2011 collaborò alle celebrazioni del 150º anniversario dell’Unità Italiana con l’invio di due poesie che sono state la fonte d’ispirazione per numerosi artisti nella grande mostra Lawrence Ferlinghetti e i 150 anni dell’Unità d’Italia (Torino, maggio-giugno 2011).

Placca con citazione da una poesia di L. Ferlinghetti sul marciapiede all’esterno di City Lights Bookstore
Ferlinghetti è morto la mattina del 22 febbraio 2021 all’età di 101 anni a causa di una malattia ai polmoni.

Nel 1953, Ferlinghetti e Peter D. Martin aprirono una libreria, che chiamarono City Lights, dal nome della rivista cinematografica che Martin stava pubblicando; due anni più tardi, dopo che Martin si trasferì a New York City, Ferlinghetti aprì l’omonima casa editrice, specializzata in poesia. La più famosa pubblicazione della City Lights fu Urlo (Howl), il poema di Allen Ginsberg, inizialmente confiscato dalle autorità.

Ferlinghetti aveva un luogo di ritiro in una zona piuttosto selvaggia della costa della California, Big Sur: amante della natura, era caratterizzato da una spiritualità liberale permeata di dolcezza. Questi aspetti del suo carattere lo portarono all’amicizia con buddhisti praticanti americani, fra cui Ginsberg e Gary Snyder.

Per l’aspetto politico, si descrisse a lungo come un anarchico nel cuore (un anarchico etico e orientato alla comunità) che era giunto ad accettare che l’uomo comune non era ancora pronto a vivere nell’anarchismo; in seguito supportò il modello socialdemocratico dei paesi scandinavi.

Lawrence Ferlinghetti – Wikipedia

Il mondo è un gran bel posto per nascerci

Il mondo è un gran bel posto per nascerci,
se non date importanza alla felicità
che non è sempre
tutto questo spasso
se non date importanza a una punta d’inferno
qua e là
proprio quando tutto va bene
perchè anche in paradiso
non è che cantino
tutti i momenti.
Il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non date importanza alla gente che muore
continuamente o è soltando affamata
per un pò
che in fondo poi fa male la metà
se non si tratta di voi.
Oh il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non vi state troppo a preoccupare
di qualche cervello morto
su ai posti di comando
o di una bomba o due
di tanto in tanto
contro le vostre facce voltate
o di simili contrattempi
cui va soggetta la nostra
società di Gran Marca
con i suoi uomini che si distinguono
e i suoi uomini che estinguono
e i suoi preti
e altri scherani
e con le varie segregazioni
e congressuali investigazioni
e altre costipazioni
che sono il retaggio
della nostra carne demente.
Si il mondo è il posto piu’ bello del mondo
per un sacco di cose come
fare la pantomima della farsa
e fare la pantomima dell’amore
e fare la pantomima della tristezza
e cantare in sordina d’amore e avere ispirazioni
e andare a zonzo
guardando tutto
e odorando fiori
toccando il culo alle statue
e persino pensando
e baciando la gente e
facendo figli portando pantaloni
e agitando cappelli e
ballando
e andando a bagnarsi nei fiumi
a fare dei pic-nic
in piena estate
o solo genericamente
«godendosi la vita»

ma poi proprio in mezzo a tutto quanto
arriva sorridente il
beccamorto.

Leggendo Yeats

Leggendo Yeats non penso
all’Irlanda
ma a New York di mezza estate
e a me stesso in quel tempo
che leggevo la copia che trovai
da El in Terza Avenue
da El
con i suoi ventilatori appesi
e le insegne dicevano
VIETATO SPUTARE
da El
sbandando nel suo mondo al terzo piano
con il suo popolo del terzo piano
nelle sue porte del terzo piano
che sembrava non avessero mai sentito nominare
il piano terra
una vecchia signora
che innaffiava la pianta
o un buontempone in paglietta
che si infilava una spilla nella cravatta verde menta
e non sembrava che potesse andare da nessun’altra parte
che coneyisland
o un tizio in camiciola
che dondolava sulla sedia a dondolo
guardandando El passare
come se l’aspettasse differente
ogni volta
Leggendo Yeats io non penso
all’Arcadia
e ai suoi alberi che Yeats credeva morti
invece penso
a tutti i volti andati
che si allontanano per le vie del centro
con i loro cappelli e i loro mestieri
e a quel libro che avevo e che ho perso
con la copertina blu e l’interno bianco
dove una mano aveva scritto a matita
E PASSA, CAVALIERE!

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