
Sono uscita presto, la giornata è grigia, veramente stanotte ha piovuto, e ancora minaccia pioggia, l’appuntamento del dottore è alle 9, perciò con ombrello guanti e mascherina mi sono incamminata.
Arrivo e la prima cosa che mi dice il dottore appena mi accomodo nello studio: “Ha il naso di un pugile che ne ha buscate!”
E tutto questo da dietro la mascherina che mi copre quasi tutto il volto.
Mi verrebbe voglia di menarlo, di dirgli che se mi avesse fatto andare quindici giorni prima forse, io non avrei il naso di una che è stata presa a cazzotti.
Sorvolo, e lascio che mi ponga le domande di rito, poi espongo le mie personali idee su quello che sospetto di avere.
Mi visita, controlla gola, fa tutto quello che un dottore fa, poi decide che sì è sinusite, e mi serve dell’antibiotico e cortisone.
Lascio perdere la polemica, prima di salutarci si parla del più e del meno, ovvero del virus.
Esco, in farmacia prendo le medicine, e udite udite ci sono anche le mascherine che la regione passa ad ogni cittadino toscano, almeno non farò la coda da un’altra parte, che poi alla mia solita farmacia, non ci sono mai!
Via dell’Ariento è deserta, a parte la spazzatrice, e pochissimi anzi direi rari passanti, fa tristezza, tanta, in giorni normali le bancarelle su due lati della via riempirebbero di colori l’atmosfera allegra del mercato di San Lorenzo, con una folla chiassosa e multietnica.
Ma siamo al tempo del corona-virus, e tutto questo è in stand-by. Decido di andare a giro per la mia città, vuota e così silenziosa.
Mi viene da piangere, come una scema mi viene da piangere, c’è un bar aperto, passo avanti, ma poi torno indietro e chiedo un cappuccino sulla soglia, da una entrata si chiede, dall’altra porta si riceve il bicchiere da asporto.
Il barista è gentilissimo, sono in tre a servire due persone, mi commuovo di nuovo, il ragazzo più giovane, si avvicina al posto dove io sto sorseggiando il cappuccino, un po’ più in la ci sono due vigili urbani, un postino, e due muratori che stanno ristrutturando un negozio poco più in la, siamo tutti a debita distanza, ma ci sentiamo parte di un nucleo che cerca di farsi coraggio.
Il barista si è accorto che ho gli occhi lucidi, pensa che il cappuccino non sia buono e mi pone la domanda: “Tutto bene signora?”
“Tutto bene, è il cappuccino più buono che abbia mai preso, sono due mesi che non ne prendevo più uno, è che tutto questo vuoto mi mette tristezza”.
“Sapesse signora è così anche per noi, e con tanta, tanta paura per il futuro!”
Ho finito il cappuccino, saluto tutti, parlano gli occhi per tutti noi, i sorrisi sono nascosti da queste mascherine, che rendono tutti uguali.
Continuo per San Lorenzo, e poi piazza del Duomo mi appare magnifica e desolatamente vuota.
Un po’ di anni fa, era invasa dal traffico, autobus, macchine, i passanti, e tutto il caos che comportava il via vai incessante dei veicoli. Quando un sindaco decise di punto in bianco di chiedere la piazza alle macchine, e lasciarla ai pedoni. Ovviamente i commercianti iniziarono a brontolare, credevano che avrebbero perso clienti e turisti senza macchine, non è stato così. La piazza ha preso un aspetto diverso, con bar e ristoranti con i tavoli all’aperto, e tanti, tanti, tantissimi turisti.
Ora mi appare così vuota, mi prende la malinconia, ancora nessuno dei negozi a parte il tabaccaio, la farmacia, ha riaperto.
Giro ancora un po’ poi torno a casa, ho troppa malinconia, oggi è stato il primo giorno in assoluto che ho rivisto la mia Firenze così bella e sola.
Mamma mi aspetta con ansia, vuol sapere cosa mi ha detto il dottore: “Che ti avevo detto? Io non ho studiato ma avrei potuto benissimo fare il dottore!”
Come sono belle le mamme che sanno sempre tutto, hanno una cura per ogni cosa, e te lo avevano detto.
Anche Jacopo vuole sapere cos ami ha detto il dottore, anche se ieri sera mi ha presa in giro per questo enorme naso, che poi è già importante di suo ahimè!
Ho perso l’album da disegno, non lo trovo, sto buttando all’aria ogni angolo, eppure lo avevo lasciato sul tavolo vicino al PC, mistero!
Almeno sul far della sera il tempo è migliorato, una parvenza di sereno che mi ricorda che tra una mezz’ora ci sarà il saltellamento sulla capoccia.
Passerà anche la quarantena, boom…boom…boom…anche gli elefanti torneranno a calcare i tapirulan in palestra.
Fioralba Focardi