17 febbraio 1530

Il 17 febbraio del 1530 Fiorenza era sotto assedio da mesi, le truppe di Carlo V non riuscivano ad espugnare la città. I fiorentini quel giorno, decisero di ignorare la situazione e con quella storica partita, di cui non si riporta il risultato, diedeto una dimostrazione della fierezza dei fiorentini e dell’atteggiamento combattivo di fronte alle difficoltà.

Cosa successe a Firenze il 17 febbraio 1530

La Signoria uscì da Palazzo Vecchio in pompa magna, con in testa il gonfaloniere messer Raffaele Girolami che indossava un prezioso abito di velluto scarlatto, scortata dai Fanti di Palazzo e dai Mazzieri con le mazze d’argento fiordalisate, tra il gioioso scampanio delle torri e dei campanili ed il suono di trombe e tamburi. Tutto il popolo di Firenze era presente in Santa Croce, noncurante dei tiri dell’artiglieria nemica. Il Maestro di Campo mise in ordine le due squadre formate da soldati liberi dal servizio: una in livrea bianca simbolo della “purezza degli ideali di libertà”, e l’altra di raso verde, distintivo della milizia cittadina che allude alla “speranza del frutto futuro che deve maturare” cioè della vittoria finale. In palio una bianca vitella. Gli squilli di tromba ed i rulli dei tamburi di un gruppo di musici seduti sul culmine del tetto della Chiesa di Santa Croce, a scherno dei nemici che potevano vederli ed anche sentirli, accompagnarono le varie ed accanite fasi di gioco per tutta la partita.

Il gesto beffardo di quei musici non fu molto gradito, tanto da indispettire i soldati dell’imperatore che da Giramonte spararono un colpo d’artiglieria, senza però far danni e vittime, ma per tutta risposta, provocarono ancora più squilli, rulli nonché ironici schiamazzi. La partita fu accanita, con cacce segnate da ambedue le parti. Ignoto ci è il risultato, forse perché proprio volutamente gli attenti cronisti dell’epoca evitarono di fornire questo particolare per accomunare vincitori e vinti in un unico plauso, rimasto indelebile alle generazioni future. Qualsiasi sia stato il punteggio ottenuto dalle due squadre, il senso della contesa non poteva non superare per ogni fiorentino gli effetti della vittoria o della sconfitta.

Quella che giunge a noi oggi come memoria di un vissuto sociale è la testimonianza della forza di un costume sportivo e del gagliardo spirito di un popolo in un momento così tragico della sua storia. Ai difensori di Firenze mancò la fortuna, non certamente il valore, dimostrato continuamente nei lunghi mesi di assedio e sicuramente ben rappresentato anche nella fiera partita giocata sotto gli occhi degli assedianti, i quali rimasero sbalorditi nel vedere e sapere che i Fiorentini per nulla fiaccati dalla resistenza, si preoccupavano o gioivano per le sorti delle squadre in campo alle prese con un pallone!

Qui alcuni link dove potrete trovare la storia del Calcio Storico fiorentino

Il calcio in costume: un tuffo nell’anima più antica di Firenze (hoteladriatico.it)

Il Calcio storico fiorentino, La Storia, La Competizione – Visita-Firenze.it

Firenze, 17 febbraio 1530: le origini della partita dell’assedio | Il Reporter

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