Donne nella storia Ipazia

Quando si pensa a una delle più importanti donne di scienza dell’antichità, il primo nome che ci viene in mente è senza dubbio quello di Ipazia. La matematica, filosofa e astronoma, una delle più importanti rappresentanti del mondo neo-platonico, ha ancora tanto da insegnarci: innanzitutto per la sua grande capacità di distinguersi nel panorama scientifico, appannaggio esclusivo del mondo maschile. E poi il suo coraggio, che l’ha vista vittima dei pregiudizi e della crudeltà di una società che negava l’importanza della cultura e del sapere. Nata ad Alessandria d’Egitto alcuni decenni prima che la città venisse inglobata dal neonato Impero Romano d’Oriente, Ipazia fu indirizzata agli studi matematici da suo padre, Teone, di cui divenne ben presto l’assistente. Ma la giovane Ipazia era intelligente e curiosa, e ben presto i suoi interessi non si limitarono alla sola matematica, ma andarono oltre, dirigendosi verso le scienze filosofiche e l’astronomia. Uno dei poeti greci più prolifici, Pallada, scrisse per lei questi versi: “Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto / Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura”.

Colta, moderna ed emancipata, Ipazia ebbe per tutta la vita un assistente, Sinesio, che fu sempre fedele ai suoi insegnamenti: la loro fu una relazione maestro-allievo unica, e in tutte le sue opere successive ci sarà sempre un’evidente traccia del pensiero di Ipazia. Non a caso, in letto di morte, l’uomo la invoca in una lettera descrivendola come “madre, sorella, maestra”. Anche questo rapporto ribaltava i ruoli, dato che il maestro era solitamente una figura maschile. Probabilmente Sinesio si innamorò di lei – oltre a essere intelligente, pare che Ipazia fosse anche molto bella – ma questo amore rimase sempre a senso unico. La filosofa e matematica non si sposò mai, sicuramente per scelta personale. Ipazia raggiunse una delle posizioni più alte e ambite del mondo greco: divenne capo della Scuola di Alessandria a soli 31 anni. Ma non solo. Di lei si racconta che fosse una persona molto generosa e che “introdusse molti alle scienze matematiche”, tramandando pubblicamente il sapere e diventando un punto di riferimento nello scenario culturale dell’epoca. Ci è stata infatti tramandata l’immagine di una Ipazia che insegna nelle strade di Alessandria, dando a chiunque avesse voglia di ascoltarla la possibilità di apprendere il sapere filosofico. Tutti la rispettavano, provando per lei un timore reverenziale nonostante la giovane età (e l’essere donna), riuscendo a ottenere un forte peso politico e culturale in un’epoca in cui le donne non avevano la possibilità di distinguersi nella scienza.

La sua fama e il suo prestigio ben presto però scatenarono le invidie di molti. In quegli anni, l’affermarsi del Cristianesimo aveva portato alla proibizione di ogni genere di culto pagano, erano stati distrutti templi e uccisi molti greci, insomma, si era scatenato un insanabile conflitto tra mondo cristiano e mondo pagano. In questa situazione di conflitti, tumulti e congiure, avvenne l’omicidio di Ipazia. La donna sarebbe stata diffamata e accusata di calunnia per essere la figura più celebre e rappresentativa del mondo pagano, di quel mondo di sapere e scienza tanto avversato dai cristiani della prima ora. Secondo alcune fonti, Ipazia sarebbe stata ritenuta addirittura una strega, dedita alle scienze occulte e alla magia. Non importa quale fosse il reale motivo di tanto odio nei confronti di questa donna che aveva dedicato la sua intera esistenza al sapere: Ipazia era una donna da punire. Il suo omicidio viene così raccontato “un gruppo di cristiani dall’animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d’accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli”. Un omicidio efferato, da odierna cronaca nera. Ipazia rappresenta la prima donna morta per essere “colpevole” della propria indipendenza ed emancipazione da un mondo maschile. Una martire che ha pagato con la propria vita la passione per le scienze e l’amore per la libertà.

La storia di Ipazia: la scienziata vittima del fanatismo religioso (elle.com)

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